Mclass Carpfishing – Impeccabili Allamate

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CARPFISHING MCLASS

Il Carpfishing rivoluzionò i vecchi metodi per insidiare le carpe; fin da subito si capì che si trattava di un sistema di pesca del tutto innovativo soprattutto tremendamente efficace. Considerare questa tecnica la sola evoluzione della pesca a fondo è alquanto riduttivo.

L’hair rig nacque dallo studio comportamentale delle carpe e, in particolare, dalla attenta osservazione di come questi pesci grossi ciprinidi si alimentano. La carpa si nutre mediante aspirate più o meno violente. Quando ingoia, alla ricerca di cibo, fa una rapida selezione, trattenendo le sostanze nutritive; mentre, i detriti o altri corpi estranei all’alimentazione, li va poi, a risputare fuori in modo celere e con decisione.

Ecco, che una presentazione con l’esca vincolata esternamente all’amo risulta più funzionale; questo accorgimento tecnico offre se realizzato a dovere le massime garanzie in termine di allamate.

Tuttavia un capello a bassa mobilità non garantisce un movimento ideale all’uncino. Ci sono situazioni di pesca in cui necessita tenere il più possibile l’esca attaccato all’amo come ad esempio nel dare la caccia alle erbivore. Questo perché si ha che fare con un pesce che morde il boccone.

Né troppo lunghi Né troppo corti

Gioca un ruolo chiave la lunghezza del capello per una piccata perfetta; ossia quando l’amo si conficca nella parte centrale del labbra inferiore della carpa. Personalmente non amo pescare con un capello troppo lungo; fatta eccezione naturalmente quando innesco una grossa boilie per evitare il cosiddetto “effetto ombra”.

Lo stacco ideale tra la boilie e il bordo dell’amo, in termini numerici, varia da 0,5 ad un massimo di 1/1,5 cm. Il punto di uscita del capello deve sempre trovarsi nella parte sovrastante del gambo.

E’ fondamentale che il nostro amo ruoti verso il basso nel momento in cui il terminale viene teso dalla carpa. Questa dinamica del rig si può ottimizzare inserendo sull’occhiello un pezzetto di guaina termo restringente cosi da accentuare l’angolazione della fuoriuscita del filo (effetto bent hook).

Altrimenti il classico Line Aligner costituisce sempre una variabile iper-efficace, affinché l’amo si metta nella posizione ottimale, ovvero con la punta rivolta verso il basso. Questo rig che non da scampo, lo si realizza con un tubino in silicone che prolunga il gambo dell’amo e con l’aiuto di un ago da cucito si farà il pertugio (nella parte sottostante) dove far fuoriuscire il filo.

PROVA del 9

Un metodo per verificare l’efficienza o meno del rig consiste nel fare il “palm test”: prova simulata di quello che può accadere fra le righe dell’acqua e, in particolare, nella bocca della carpa.

Creiamo un angolo fra il terminale e il palmo della mano dopodiché si tira lentamente il filo. Se l’amo si girerà e non va ad oltrepassare il bordo della mano (che rappresenta le labbra della carpa) vuol dire che l’impianto è funzionale. Faremo più volte questa verifica e almeno 9 volte su 10 l’hook dovrà impuntarsi nella carne.

A proposito di inganni con esche affondanti costituisce una mia costante il blow out rig che lo si realizza velocemente ed risulta il top anche in fatto di tenuta.

Basta tagliare un pezzetto (circa 2/3 mm) di tubino in silicone, di diametro dello 0,70/0,75 mm; la piccola guaina morbida una volta inserita sul gambo dell’amo terrà sempre in posizione il capello. L’inserimento del tubino va fatto partendo dalla punta.

Questa operazione deve essere eseguita accuratamente, tenendo in tensione il filo così che la punta non si infili fra le maglie del trecciato. Dopo aver posizionato il tubino all’altezza corrispondente tra l’ardiglione e la punta dell’amo non resta che effettuare un nodo senza nodo formato da 4 o 5 spire.

Tiriamo le somme: con un capello troppo corto la carpa avrà decisamente più probabilità di espellere l’inganno senza rimanere piccata, per il mancato roteare dell’amo. Negli ultimi anni sono sempre più numerosi i carpisti che si avvalgono di terminali “sofisticati”.

Ahimè, Ahinoi è diventata una vera e propria moda insidiare le carpe con rig pieni di “fronzoli” e che si rivelano, in linea di massima, di dubbia efficacia. Attenzione: non dimentichiamo che le soluzioni semplici (rig essenziali) offrono sempre maggiori vantaggi (in sostanza più partenze e meno slamate).

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