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A FEEDER NEI CORSI D’ACQUA DEL NOVARESE
L’area situata attorno alla città di Novara è una delle zone con la più alta concentrazione di corsi d’acqua di tutto il Piemonte. Ambienti stretti con poca profondità ma ricchi di pesce e sorprese di taglia. Il periodo che va da novembre a marzo è storicamente uno dei momenti peggiori per i pescatori del nord ovest italiano a causa di diversi fattori che sembrano essere decisamente avversi allo svolgimento della pesca. I pochi corsi d’acqua artificiali vengono completamente asciugati ed i fiumi risentono per settimane degli effetti delle piogge autunnali. Inoltre, in seguito con l’arrivo dei primi caldi primaverili, lo scioglimento della neve superficiale porta ad un abbassamento sostanziale della temperatura dell’acqua, determinando di conseguenza il blocco dell’attività della maggior parte delle specie ittiche. Un problema presente praticamente in tutta questa parte d’Italia settentrionale, eccezion fatta per la Provincia di Novara. Tutti i corsi d’acqua novaresi, o almeno quasi tutti, non risentono di questi fattori meteorologici o delle asciutte controllate da parte dei vari consorzi di bonifica. Ciò garantisce la pesca in tutti i periodi dell’anno con ottimi risultati in termini di catture. Tra canali di irrigazione e torrenti di pianura c’è solo l’imbarazzo della scelta. Specialmente in questi ultimi corsi d’acqua la pesca è molto interessante per la tipologia di specie presenti e per l’ambiente che li caratterizza. Trattandosi di torrenti di pianura, l’acqua è garantita tutto l’anno ed è assicurata dalla confluenza di diverse rogge che prendono vita da numerose teste di fontanile. La pesca in questi ambienti ha un sapore molto particolare in quanto completamente differente da quella che si pratica sui classici campi gara italiani o sui grandi fiumi. Questo perché a volte le dimensioni traggono in inganno. La presenza di un costante flusso d’acqua e di una corrente medio – veloce garantisce un continuo apporto di ossigeno, aiutando la sopravvivenza del pesce anche di taglia. Inoltre, la caratteristica principale che supporta un’alta presenza di biofauna ittica sta nella folta vegetazione presente sia sulle sponde che in acqua. Un lato positivo la presenza di questi rami e tronchi sommersi in quanto il pesce può rifugiarsi da possibili uccelli ittiofagi, ma negativo per la pesca in quanto la rende molto più difficile. Questo perché il pesce, una volta attaccato, per istinto tende a nuotare verso la sponda opposta in corrispondenza degli alberi per cercare di liberarsi. Tutto ciò obbliga il pescatore ad avere a disposizione diverse alternative per quel che riguarda l’attrezzatura. Un ambiente tipicamente da ultra light feeder si può trasformare in uno spot da affrontare con canne specialist e attrezzatura decisamente “cattiva”. Quasi un controsenso se si considera che si tratta di un corso d’acqua con una larghezza non superiore ai quindici metri e la profondità che a malapena supera il metro. Addirittura a fatica si potrebbe pensare che sia un ambiente da affrontare con la tecnica del feeder, piuttosto che con le classiche canne fisse e bolognesi. L’approccio a questo tipo di spot deve essere ben studiato a seconda del tipo di giornata, della colorazione dell’acqua e del passare delle ore. Motivo questo che spiega la necessità di avere a disposizione delle diverse tipologie di canne. Di norma i torrenti del novarese hanno un alto grado di limpidezza che obbliga un approccio iniziale molto cauto. Gli orari migliori sono sicuramente le prime ore del mattino, dall’alba fino alle ore 10 e dal tardo pomeriggio fino al tramonto inoltrato. Sono le ore più importanti per la pesca e quelle più redditizie. Qualunque siano le specie in attività, ai due estremi della giornata solare il pesce ha l’abitudine ad essere maggiormente in movimento per il semplice motivo che con lo scuro si sente più tranquillo di muoversi e mangiare. Di norma sono gli orari in cui è più facile imbattersi in carpe di grosse dimensioni. Presupposto questo che obbliga l’utilizzo di un’attrezzatura decisamente strong in grado di contrastare la forza di pesci anche di grosse dimensioni. Inoltre, il motivo principale risiede nelle caratteristiche del canale ovvero la presenza di importanti ostacoli che possono essere un problema per il recupero del pesce. Più che la mattina, forse è l’imbrunire il momento di maggiore attività di questi ciprinidi. Le carpe hanno la tendenza ad effettuare delle veloci ripartenze una volta allamate, mettendo a dura prova pescatore, canna, ami e fili. Nella maggior parte dei casi il semplice nylon non è sufficiente, considerando la quantità di rami sommersi sul quale il filo stesso può sfregarsi e rovinarsi. E’ strettamente necessario avere a disposizione come alternativa dei finali in trecciato da 14 libbre e di corta lunghezza, utilizzando in bobina del nylon almeno da 0.30 millimetri. La tipologia di innesco da utilizzare non è importante, quanto invece ha un’importanza la voluminosità dello stesso. Meglio abbondare sempre per offrire un bel boccone. Una carpa, specie se di grosse dimensioni, viene tratta più in inganno quando trova un grosso innesco che copra amo e anche parte del trecciato. Da un certo punto di vista potrebbe sembrare quasi un light carpfishing piuttosto che semplice pesca a feeder. Nelle ore centrali della giornata, normalmente dalle 10 fino alle 16, quando i raggi del sole filtrano tra i rami e raggiungono l’acqua, il pesce risulta essere più diffidente in quanto si accorge più facilmente dei movimenti sulla sponda. Se all’alba e verso il tramonto la pesca si può effettuare anche nel centro del fiume, in mezzo alla giornata è obbligatorio rischiare ed andare il più possibile a ridosso degli ostacoli sommersi dove il pesce staziona. Più si rischia, più ci sono possibilità di ingannare il pesce, in particolar modo cavedani di grossa dimensione. E’ scontato il cambio di attrezzatura, passando da canne medium – heavy con quiver da 2 – 3 once a canne light od ultralight con cimini molto sensibili di potenza non superiore all’oncia. E cambiano le tipologie di terminale, di lunghezza maggiore e con dimensione non oltre gli 0.12 millimetri. Il coefficiente di difficoltà sale e nel caso di attacco da parte di una carpa bisogna mettere in conto una possibile rottura, ma con dimensioni di questo tipo è possibile competere anche con cavedani di taglia. Anche la tipologia di pasturatore subisce una sostanziale modifica: si passa da maggot feeder a saponetta da 40 – 50 grammi per restare fermi sul fondo con canna bassa e di grossa dimensione per dare un quantitativo maggiore di cagnotti per la pasturazione, a pasturatori come Carp Feeder, Black Cap e gabbiette di piccola dimensione, come quelle prodotte dalla Drennan, per pescare sia con la canna alta e la “pancia”, vedi metodo bow, oppure a scarroccio utilizzando pasturatori molto leggeri da una decina di grammi. Cavedani, barbi e scardole amano particolarmente questa alternativa in quanto l’esca tende a scendere con la stessa velocità dei cagnotti che fuoriescono dal feeder. Per quanto riguarda la pasturazione, in ambienti di questo tipo è meglio dare priorità ai classici cagnotti, considerando peraltro la tipologia di specie ittiche che si possono incontrare. Questi, sia che si tratti di classica gabbietta open end o maggot feeder, è consigliabile utilizzarli incollati per tentare di allungare i tempi di rilascio degli stessi ed allungare i tempi di recupero della lenza. Considerando però che non ci si trova in una competizione, non è vietato avere a disposizione anche una fionda per una continua pasturazione e soprattutto per mantenere costantemente pasturata l’area di pesca desiderata. Maggiormente nelle ore centrali è opportuno cercare di tenere il pesce alimentato per evitare che si allontani. Carpe, cavedani, barbi, scardole o tinche faticano a riempirsi in breve tempo ed in ambienti così selvatici la quantità di pesce è tale che c’è un costante ricambio nell’arco di dieci ore di pesca. Anc
he la pastura non è da trascurare, sia da utilizzare abbinata agli incollati nel cage, sia da lanciare a mano.
Tutto ciò è quello che possono offrire i canali del novarese, ma attenzione, la pesca non è totalmente libera in quanto è obbligatorio essere muniti di un particolare permesso annuale o giornaliero da reperire in loco.
Nelle prossime settimane vi presenteremo più in dettaglio tutte le possibilità della provincia di Novara con in mano il versamento del Fishing Tour. Si inizia settimana prossima con il Quintino Sella.
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