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LAGO DI OCCHITO – IL REGALO CHE NON TI ASPETTI
Dicembre e Gennaio sono da sempre sono i mesi dell’anno in cui mi è davvero difficile andare a pesca. Il lavoro mi impegna anche la domenica e, raramente, mi concede qualche ora per ricaricare le batterie in riva ad un lago. Un giorno di metà dicembre sento Valerio e mi dice che anche lui ha la mattinata libera. Perfetto, non potevo chiedere di meglio. La proposta è stata istintiva. Andiamo al Lago di Occhito in cerca di qualche cavedano a feeder.
Un ottimo ritorno alle origini. Bigattino, black cap e terminali sottili. Negli ultimi giorni le temperature sono spesso andate sotto lo zero e, come succede sempre in questo periodo, i cavedani la fanno da padrone sulle carpe. Ormai queste hanno già rallentato il proprio metabolismo.
L’appuntamento è per la mattinata successiva. Mi avvio, dopo aver caricato la macchina nell’ordinatissimo disordine del mio garage ed alle 7 arrivo all’appuntamento con Valerio.
Cambio di programma. Niente bigattini. Abbiamo delle valide alternative.
Subito un buon caffè, poi 45 minuti di ragionamenti su come affrontare la pescata senza bigattini. Arriviamo al lago e la temperatura segna -3 °C. Il prato che degrada lentamente nell’immensità di acqua è completamente ricoperto di brina. Da sempre l’acqua è la mia palestra di pesca e dopo 25 anni continua ad emozionarmi all’arrivo all’alba.
Apro il borsone e inizio a cercare alternative per quelle acque che, nel periodo caldo, regalano catture copiose con qualsiasi tipo di pesca o pastura. In inverno invece sono capaci di riempirti la nassa con cappotti memorabili se affrontate senza “proteine”. Ma oggi va bene così. Quando ti confronti con quei posti in cui catturare un pesce rappresenta l’ultimo dei piaceri, inizia la sfida con se stessi, la ricerca di nuove metodologie, strategie. Tutta quella roba che piace a cocciuti e caparbi come me.
Seguendo la logica, decido di preparare pellet e pastura rigorosamente al pesce. Il tutto alimentando con una gabbietta e 60 cm di terminale dello 0.12 su 7 metri di acqua. Come inneschi, mais e pellet. Valerio, nel frattempo, inizia dedicandosi al method feeder innescando boiles su hair rig. Poco dopo passa anche lui alla gabbietta, scelta più logica fin dall’inizio per affrontare le poche ore di pesca.
Dopo aver trascorso all’incirca un’ora a guardare il vettino immobile, allungando e accorciando terminali e cambiando dimensioni dell’amo, le mie orecchie iniziano a temere i probabili sfottò dell’amico di Francesco che non è potuto venire con noi. Spinto dall’orgoglio e da un principio di congelamento delle gambe, decido di muovermi. Occorre fare qualcosa e cambiare la pescata in maniera radicale.
Prendo la 10 piedi montata con il method feeder e innesco una boilies al krill da 8 mm. L’idea è provare ad intercettare qualche carpa che mangi direttamente sulla pastura. Apro la borsetta magica e tiro fuori ciò che di più “mortifero” ristagna nel suo interno: uno spray. Più precisamente uno spray che solitamente uso come dip per le boilies quando faccio carpfishing. Tutto è lecito, anche per una sola carpa.
Inizio. Faccio due lanci. La canna si piega decisa. Ferro quasi incredulo. Una regina da circa mezzo chilo è nel guadino. Rilancio fiducioso. Nell’acqua profonda potrebbero esserci le sue sorelle. Non faccio in tempo a sistemare la canna sul feeder arm che sono nuovamente alle prese con una nuova carpa. Mi sembra più bellina di quella precedente.
Nel frattempo Valerio, vista la situazione, accorcia la sua linea di pesca e si adegua al mio set up. Ed è così che arriva una bella carpa specchio insieme ad un timido sole che, seppur non scaldi, illumina questa gelida mattina di dicembre.
Le catture si susseguono con intervalli più o meno lunghi anche per Valerio. Le nuvole scorrono e il tempo le insegue. Bisogna ricaricare tutto e tornare a Campobasso. Questo pomeriggio dovrò lavorare e suggerire ai clienti il regalo più adeguato da trovar sotto l’albero.
E’ strano per noi pescatori spiegare cos’è il Natale. Per me è Natale ogni volta che ho la possibilità di fare un lancio, sperare che dall’altra parte un pesce risponda e apprezzi la mia esca. Non importa se si tratta di pastura, vermi o un artificiale. Per intenderci, per noi pescatori Babbo Natale è il nostro negoziante di fiducia. La pazienza delle nostre famiglie sono i regali, probabilmente i più preziosi da trovar sotto l’albero. E’ il loro supporto che alimenta la nostra magnifica passione per la pesca.
Per Fishingmania – Antonio Iosue
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