ITINERARIO LAZIO – FIUME LIRI A PONTECORVO
Con alle spalle un campionato 2017 abbastanza impegnativo è giusto riposarsi un pochino. Dopo un mese senza pesca la voglia di vedere affondare il galleggiante aumenta giorno dopo giorno. L’idea di passare un autunno/inverno nei laghetti non mi entusiasma, allora preferisco valutare dove recarmi alla ricerca di qualche bella preda. Valuto laghi e fiumi ed alla fine la scelta ricade su un tratto del Liri a me molto caro: Pontecorvo.
Penso a tanti anni fa. Venti? Forse venticinque. Quando mio padre mi portava con se, lui alla ricerca delle alborelle ed io che mi affacciavo a questo mondo all’epoca sconosciuto. Dopo un tuffo nel passato un po’ nostalgico torniamo a parlare di pesca. Per chi non lo conosce, il campo gara si trova sul fiume Liri, in provincia di Frosinone. E’ facilmente raggiungibile percorrendo l’autostrada A1, uscita Pontecorvo. Superato il casello autostradale si gira a destra e seguire le indicazioni per il Paese.
Prima del centro urbano, appena dopo il cimitero, davanti al campo sportivo, si arriva ad un grande incrocio dove dobbiamo girare a destra (Direzione Grotte di Pastena). Arrivati in fondo alla strada, al bivio, si gira a destra per via contrada Melfi di sotto. Dopo circa 2,5 km, dobbiamo girare a sinistra (come punto di riferimento c’è un cartello che indica il Santuario di S. Giovanni). In fondo alla strada troviamo il fiume.
Sembra un percorso complicato ma dal casello sono pochi minuti, è abbastanza semplice. Percorrendo la strada che ci porta sulla sponda del fiume, troveremo possibilità di pesca sia a destra che sinistra. Solitamente le manifestazioni si svolgono sul lato destro. Con la macchina si può arrivare sulle sponde, cosi da poter scaricare paniere e canne senza sforzi. La riva è completamente pianeggiante e permette comodità lungo tutto il tratto.
Immerso completamente nella natura, tra campi coltivati e alberi, si pesca in un silenzio surreale che viene interrotto, ogni tanto, dai colpi di campana della chiesetta adiacente. Per mantenere questo posto così bello e pescoso, molti amici pescatori hanno creato delle ronde contro il bracconaggio notturno. Ragazzi che a loro spese segnalano anomalie al Corpo dei Carabinieri. Come in tutta Italia il fenomeno del bracconaggio è in aumento anche qui. Per questi ragazzi nutro una profonda stima e ammirazione.
Tratto “campo” molto apprezzato dai pescatori locali e non, ma anche dai garisti di diverse tecniche di pesca per l’alta pescosità. Il fiume si presenta molto largo, solitamente di buon colore e la corrente è variabile in base all’apertura / chiusura delle diga a monte. Solitamente la corrente risulta essere medio – lenta. E’ abbastanza “paro”, nel senso che non ci sono zone più o meno pescose, quindi possiamo sbizzarrirci nella scelta di dove posizionare il paniere.
Il dettaglio che fa scegliere la zona di pesca è la profondità: nella parte a monte il fondale è profondo. Il letto del fiume è vicino alla sponda, con estremi come il primo picchetto che a 13mt di roubasienne ha circa 11metri, se non di più, di profondità. Più scendiamo, più la profondità si stabilizza sui 4/5mt. Il fondale è molto pulito con rarissimi incagli. Ci sono molte specie ittiche presenti come: carassi, breme, carpe, cavedani, savette e triotti. Ma a rendere famoso questo campo gara sono le alborelle e le avole. Questo pesce nei periodi più caldi è davvero molto presente, infestante oserei dire per chi cerca altre specie.
Durante le gare è il pesce più ricercato dai garisti più grandi, abituati a questa pesca molto tecnica e veloce, conosciuta poco e non presa in considerazione dai garisti più giovani. Tecnica che spesso ai fini dei risultati molto spesso premia. In questo tratto si narrano di gare con pesi davvero elevati con sfide fino all’ultimo pesce. Quando decido di venire a Pontecorvo valuto due tipi di pescate: la prima con la roubasienne. La seconda a canne fisse 5mt, 7mt e la 9mt. Lontano dalle manifestazioni vengo qui per staccare la spina, quindi la preparazione è molto semplice, lontana anni luce dalle preparazioni dettagliate delle gare.
Se decido di pescare a roubasienne apro quattro punte: due per pescare sul fondo, una per una pesca leggermente staccata e l’ultima che mi permette di pescare da mezz’acqua a salire. Le punte per la ricerca sul fondo le faccio su un filo del ø0,14 con finali del ø0,12/ø0,10 con ami del n°16, galleggianti di 3gr e 5gr, lenze aperte su 40/50cm. Quelle per pescare staccati o a mezz’acqua le faccio su un ø0,10 a dritta ed amo del n°18, aperte su un 60cm, galleggianti 0,30/0,50gr. Sono lenze che fuori gara mi permettono pescate divertenti.
Le esche che porto sono quelle basiche, un chilo di bigattino, una scatola di mais e un po’ di tozzetto, nel caso volessi pescare le alborelle. In base alla specie che vogliamo insidiare scegliamo la tipologia della pastura. Solitamente vengo con tre chili di pastura rossa al formaggio per la ricerca di savette e cavedani. Inizio con una decina di palle di pastura e 2/3 palline di colla. Durante la pescata alimento continuamente con palline di pastura, le savette sono tante e il divertimento è assicurato.
Nei periodi più freddi riusciamo a pescare con l’innesco del bigattino senza problemi, ma se le alborelle non permettono ciò…il mais ci salva! Quando il sole è ormai alto, provo sempre a cambiare pasturazione, finisco le poche palle di pastura rimaste e inizio ad alimentare con solo colla. L’obbiettivo è prendere qualche bel cavedano, ce ne sono anche di enormi. Nei periodi caldi, fionda in mano, li possiamo insidiare anche a galla. Ora li cerco sul fondo, innesco voluminoso, con una pasturazione continua di colla, i risultati arrivano. Savette, cavedani, qualche triotto e posso chiudere tutto. Le pescate qui sono davvero variabili e divertenti, adatte a tutti i tipi di pescatori.
Dopo aver chiuso tutto, salgo in auto, inizia la ricerca di un bel ristorantino per mangiare la cucina tipica ciociara.