Accuse pesanti verso i pescatori sportivi
Enalpesca, dopo le pesanti accuse rivolte ai pescatori sportivi da parte di Legambiente e Wwf ( ed altre associazioni ), ribatte con questa lettera dove spiega il vero ruolo del pescatore sportivo nei confronti dell’ambiente.
Di Enalpesca
In questi giorni abbiamo letto su alcuni quotidiani locali la proposta di WWF e Legambiente Umbria sull’apertura della pesca alla trota nei fiumi della nostra regione. Proposte che l’Enalpesca giudica sconcertanti e incomprensibili e ci spingono a delle doverose precisazioni. Dobbiamo premettere che la pesca in Umbria non è solo quella alla trota nei fiumi con acque classificate di categoria A, ma interessa, per più mesi dell’anno, tutti i corpi idrici della nostra regione che purtroppo vediamo costantemente vessati da degrado ambientale, da abbandono o insufficiente manutenzione degli alvei e delle sponde ripariali, da bracconaggio ed inquinamento.
L’apertura della pesca alla trota, per migliaia di cittadini, è un importante appuntamento sociale il più sentito da parte di tutto il mondo alieutico Umbro. Negli anni la pesca si è trasformata da semplice fonte di approvvigionamento di proteine animali ad un modo per vivere il contatto con la natura non necessariamente finalizzato al prelievo delle prede. Il pescatore, quindi, è colui che investe il suo tempo libero nella fruizione degli ambienti acquatici fungendo, senza retorica, da sentinella degli ambienti naturali sempre più lasciati in balia di interventi criminosi. Leggere che si voglia regolamentare ulteriormente la pesca (modi, tempi, numero di capi, ripopolamenti ecc.) come fosse questo il modo per salvare i nostri fiumi, ci fa sorridere e ci fa capire quanto chi proponga queste soluzioni non viva assolutamente e costantemente il nostro ambiente.
Se poi vogliamo approfondire le proposte emerge che tra i soggetti proponenti le incomprensibili proposte vi sono associazioni che hanno dimostrato con la mancanza di risultati di avere problema con la gestione e con il controllo delle acque interne. La cosa assume un tono quasi comico se ricordiamo che tra le associazioni che vorrebbero limitare la pesca e i pescatori, definendoli “orde” e paragonandoli di fatto a gli Unni e ai Barbari, vi sono quelle che hanno gestito per tanti anni i tratti nokill del fiume Nera, tratti che purtroppo mancano di costante controllo e dove il pesce è una rarità nonostante si paghi un permesso giornaliero d’accesso. Se non si è in grado di controllare al meglio un tratto gestito, come si pretende di proporre la gestione intera di tutti i fiumi e della pesca nelle acque a salmonidi?
Per non parlare di quelle associazioni che si ergono a paladini della vigilanza e non vedono l’abbandono, il degrado e l’inquinamento ma di contro esercitano un accanito e talvolta persecutorio controllo dei pescatori; salvo poi dimostrare in qualche caso che alcuni di loro non conoscono i regolamenti, avendo contestato l’uso dell’amo con l’ardiglione nei tratti di categoria B (es. campo gara fiume Topino) o l’uso dell’ancoretta singola senza ardiglione nella pesca con gli artificiali .
Vedere poi che tra le associazioni che sottoscrivono la proposta ci sono pure associazioni di rafter e canoisti ci fa saltare sulla sedia, sarà mica che diano fastidio le canne lunghe o i pescatori in acqua durante la discesa? Ci chiediamo inoltre, per il bene dell’ecosistema del fiume, sarà più fastidioso il pescatore che entra in acqua e mette il “verme a bagno” o una fila di gommoni con i loro occupanti che scendono lungo il corso d’acqua?
L’Enalpesca fatte queste dovute considerazioni, si auguri che l’apertura della pesca alla trota 2020 sia costellata da reciproco rispetto tra i vari fruitori del fiume e che soprattutto prima di ricercare limitazioni, utili solo sulla carta , si ritorni a controllare e gestire la pesca e i fiumi in maniera giusta come hanno fatto in nostri padri e i nostri nonni. Auguriamo a tutti una felice apertura della pesca alla trota.
Fonte e approfondimento PerugiaToday: https://bit.ly/2O4h9Zl