Si prospettano tempi duri per le associazioni che si occupano della gestione delle acque nel Nord Italia ed in particolare tutte coloro che gestiscono un incubatoio per la riproduzione ittica. Ma non solo, anche gli stessi pescatori ne potrebbero subire le conseguenze. Grazie ai nostri contatti con UPBS, Unione Pescatori Bresciani, siamo venuti a conoscenza di una riunione in Regione Lombardia, con l’assessore Fabio Rolfi, per ovviare ad un possibile problema legato al tema delle specie alloctone.
Un discorso che già in passato è stato trattato più volte, con molte opinioni contrastanti tra i pescatori. Il motivo è molto semplice. L’obiettivo comune è sempre stato quello di riuscire a porre rimedio alle specie esotiche, a favore del ritorno della fauna ittica autoctona. Un’operazione che ogni anno che passa (se non addirittura mese), diventa inevitabilmente sempre più difficile da gestire. Siluro, Perca, Breme, Gardon, Aspio, Pesce Gatto americano, Barbo comune del genere Barbus barbus ed altre specie ancora, hanno praticamente europeizzato il bacino di gran parte dei nostri fiumi ed in particolare quello della Pianura Padana. Specie, tutte queste, riconosciute dalla maggior parte dei pescatori come alloctone. Naturalmente sono diverse le linee di pensiero. Da una parte chi ritiene che è inevitabile eliminare tutti gli alloctoni e dall’altra chi invece si è rassegnato, considerando praticamente impossibile riportare l’originale autoctonicità .
I “NUOVI” ALLOCTONI
Ma il problema attuale è un altro, forse addirittura ben peggiore. Sono infatti giunte nuove direttive Ministeriali a riguardo della possibilità di immissioni ittiche nei corsi d’acqua italiani ed in particolare lombardi di alcune specie. Specie che risultano essere estremamente importanti, se non addirittura vitali, per decine e decine di imprese ittiche e che genererebbe un indotto di alcuni milioni di euro.
Salmonidi nel mirino
Sappiamo tutti quanto sia alloctona la trota iridea, motivo per cui negli ultimi anni è stata vietata l’immissione nei torrenti. Il tutto a favore delle altre specie: trota fario e trota marmorata. Purtroppo però, c’è una novità . La trota fario, secondo recenti studi di ittiologi, parrebbe non essere una specie autoctona delle acque italiane. Uno studio che va a minare le certezze non solo di tutti i pescatori, ma soprattutto dei diversi incubatoi che ogni anno si impegnano a “produrre” milioni e milioni di uova di trota Fario per le acque italiane.Â
Un altro pesce messo sotto osservazione? Il salmerino, una specie che, da quanto si ha memoria, popola da sempre i nostri torrenti alpini. Proprio come la Trota Fario.
Infine, il terzo salmonide sotto attacco è il coregone, conosciuto anche come lavarello. In questo caso però, è già risaputo che si tratta di una specie alloctona, proveniente dal centro Europa ed immessa per motivi commerciali. C’è da dire, però, che il coregone non è invasivo e devastante come possono essere altre specie alloctone, al punto da non minare la popolazione autoctona. Proprio a riguardo del coregone, il suo prelievo rappresenta la quota maggiore del pescato professionale dei laghi lombardi. Interrompendo la sua immissione (citando Rolfi nella lettera al ministro della Transizione ecologica), si causerebbero danni irreparabili a tutto l’indotto del commercio e della ristorazione. Un’area già duramente colpita negli ultimi 14 mesi.
ALLA RICERCA DI DEROGHE
Interpellando tutte le associazioni lombarde, l’assessore Rolfi punta a cercare una deroga per le specie sopracitate. Da una parte bisogna considerare la presenza centenario del lavarello e dall’altra il discorso della Trota Fario. Una specie che inspiegabilmente viene considerata alloctona da alcuni ittiologi e che facendo parte del ceppo mediterraneo dovrebbe essere autoctona delle acque lombarde. Tanto più che risulta inspiegabile il motivo per cui in alcune regioni non venga considerata alloctona ed in altre, come Lombardia, Piemonte, Veneto e Friuli, sia considerata tale.
E’ una situazione davvero complicata, che mette a rischio non solo il lato professionale, ma anche quello sportivo. D’altronde, se togliessimo anche i ripopolamenti di trota fario e salmerino, cosa andrebbero a pescare i nostri pescatori?