ALLA SCOPERTA DELLA PESCA A TRAINA AL DENTICE NELL’ADRIATICO SALENTINO
Siamo in pieno inverno, più precisamente a fine Febbraio. Le varie manifestazioni agonistiche di pesca al colpo sono ancora ferme, così come la pesca alla trota. Alternative? I classici carpodromi oppure i laghetti da trota. No, meglio spostarsi in altri ambiti come il mare! Ed allora perchè non accettare l’invito dell’amico Fabio per un’uscita in barca in terra salentina? Un’occasione per scoprire come pescare alcune specie di mare.
Organizziamo la prima uscita: pesca a traina al dentice! Ecco, come pescare il dentice è proprio una novità per me. Una pesca che non conosco assolutamente, ma è l’occasione per scoprire qualcosa di più. Fabio organizza tutto ed io non posso che limitarmi ad osservare e fare domande. Mi sembra di essere tornato bambino al primo giorno di scuola. E’ tutto pronto, impostiamo la sveglia alle 5:30 e si parte.
Neanche a dirlo, al primo suono salto come un grillo! In soli dieci minuti sono vestito, lavato e con le borse in mano. Partiamo, destinazione porto di Gallipoli (LE). Lì ci aspetta la barca di Fabio, una Seagame 250cc, tenuta in maniera maniacale. A questo spettacolo di barca ha abbinato un motore da 250cv, più un 15v ausiliario. Carichiamo tutto in barca e alle 06:30 iniziamo a salpare le onde. Mi guardo intorno, si prospetta una bella giornata, freddina e con una leggera brezza. Il mare con i primi raggi dell’alba ha un fascino diverso, sembra un paesaggio surreale.
Le esche
Primo step della pescata è catturare delle esche: seppie e calamari. Dopo venti minuti Fabio si ferma e prepara la canna. Lui inizia a pescare, mentre io mi soffermo sulla lenza: sul filo madre ø0,25 mette una serie di “braccioli”, circa 6/7, dove attacca dei tataki da 7,5 cm. Guardo l’ecoscandaglio e noto un fondale di 13/15 mt prettamente sabbioso. Fabio in pochi minuti è già in pesca. Passano una decina di minuti e cambiamo spot. Non è convinto del posto.
Il secondo punto dove ci fermiamo ha un fondale simile al primo ma con qualche scoglio. Alla terza calata abbiamo la prima esca, un bel calamaro. Lo slama con cura e lo mette nell’apposito porta esche con ossigenatore. In quindici minuti fa una buona sequenza di cinque calamari, sintomo che il nuovo posto non ha deluso.
Adesso servono le seppie, quindi mettiamo in moto e dopo dieci minuti di navigazione ci fermiamo. Fondale intorno ai 18/20mt, sabbioso con qualche raro scoglio. Sempre con la stessa canna inizia a pescare. Prima calata, prima seppia! Non enorme ma bella! E’ palese che Fabio conosce palmo palmo questi spot. Inizia una buona sequenza di catture, alcune addirittura doppie. Tra le seppie ci scappa anche un calamaro. Con circa un’oretta e mezza abbiamo una quindicina di seppie e una decina di calamari, ora si fa sul serio!
Pesca a traina al dentice – Si inizia!
Dopo circa quaranta minuti di navigazione ci fermiamo. Fabio tira fuori la sua attrezzatura: canna Falcon da 12/20 libre correlata con un mulinello Shimano Trinidad da 20 libre dove ha imbobinato un trecciato ø0,40 che poi diventa ø0,50 in nylon e finale ø0,50 fluorocarbon. Montata la canna, si passa all’innesco. Come primo innesco usiamo un bel calamaro innescato con il doppio amo, misura 6/0. Siamo pronti per la nostra sessione di pesca a traina al dentice!
Calato il calamaro sul fondo, ci mettiamo ad una velocità di circa 1 nodo. Con calma olimpica iniziamo a perlustrare le sue zone “segrete”. Giriamo e rigiriamo, ci troviamo su un fondale di 50/60mt misto sabbia-roccia. Con l’aiuto dell’ecoscandaglio cerchiamo di capire se ci sono le prede che stiamo cercando. Cambiamo punti su punti. E’ una pesca di ricerca, molto attiva! Sinceramente pensavo fosse più statica, invece non stiamo mai fermi!
Solchiamo le onde con un bel sole che ci scalda. La giornata è proprio bella, peccato però che di dentici non ne vediamo l’ombra. Mentre mi godo spensierato il mare salentino, un rumore di frizione fa salire l’adrenalina!
Pesca a traina alle tanute
Fabio ferra e mi guarda un po’ sconsolato: “Vale’ non è lui!”. Pochi attimi e salpiamo una tanuta di circa un chilogrammo. La slamiamo e la liberiamo. Peccato, però è sempre una bella cattura. Inneschiamo un bel calamaro, ci rimettiamo ad un nodo di velocità e ricominciamo la ricerca. Pochi minuti e tra una chiacchiera e l’altra, la frizione parte. Ferrata decisa e vedo Fabio che scuote la testa, non dice nulla e capisco al volo. Mentre recupera si nota un po’ di delusione. Ancora una tanuta della stessa taglia. Anche lei slamata e liberata. Inneschiamo un nuovo calamaro e via si riparte. Noi non molliamo.
La ricerca riprende. Guardo l’orologio e sono già le 11.30, la mattina è davvero volata! Con caparbietà giriamo i punti segnati nel GPS. Fabio è pensieroso, non vuole arrendersi. Mentre lui pensa alle soluzioni per raddrizzare la giornata, io vado a preparare i panini e le bevande, la fame si fa sentire. Neanche il tempo di preparare il pane e sento nuovamente la frizione, forte ferrata e un “NOO” del mio amico mi fanno capire che non è quello che stiamo cercando. Altra tanuta sul kg e siamo a 3, anche lei liberata. Mentre ci gustiamo i panini, decidiamo di cambiare completamente zona.
Pausa pranzo e nuovo spot
Mangiamo in navigazione e raggiungiamo uno spot molto simile al precedente: 50/60 mt profondità su un fondale misto sabbia/roccia. Cambiamo esca passando dal calamaro alla seppia. Una volta innescata iniziamo a trainare. Il tempo passa e sono già le 13. Calma piatta. Mentre iniziamo a pensare che sia una giornata da dimenticare una sagoma interessante colpisce l’interesse di Fabio. Cerca di far passare la nostra esca in prossimità del pesce segnalato sull’ecoscandaglio, pochi attimi e la frizione parte.
Il rumore del mulinello è ben diverso dai pesci di prima. Finalmente ci siamo. La tensione è alta. Fabio forza subito il pesce per toglierlo dal fondale roccioso. E’ di taglia importante. La canna si piega e il mulinello è messo a dura prova. Non parliamo, prendo il guadino. I minuti passano, mi sporgo dalla barca e se guardo nel mare, si vede la sagoma. Piano piano il pesce viene a galla. Dentice. Finalmente dentice!
Lo guadino e salpiamo un gran bel pesce. L’adrenalina è tanta, la tensione l’abbiamo scaricata. Sembrava una giornata davvero maledetta e invece la nostra tenacia è stata ripagata. La curiosità sul peso è tanta quindi prendo la bilancia: 5Kg! Batto il cinque a Fabio! Con cura lo mette nella stiva del pescato con del ghiaccio. La seppia ha fatto il suo dovere, quindi l’innesco è ancora seppia.
Finalmente dentici!
Riprendiamo la nostra andatura di un nodo e la traina riparte. Sono quasi le 14, un po’ di stanchezza post pranzo inizio a sentirla, la fresca brezza marina mi tiene sveglio. Cerco di guardare la costa e s’intravede in lontananza. E’ la prima volta che mi trovo a pesca così lontano dalla riva.
Mentre mi godo la comodità della barca la frizione inizia a fischiare nuovamente. Questa è musica per le nostre orecchie. Ferrata forte e decisa di Fabio ed il combattimento inizia, anzi, ricomincia! Non è una tanuta, ma sicuramente sarà un bel pesce. Dopo qualche minuto prendo il guadino. Fabio mi guarda e mi dice “Vale questo la salpi te!”. Non rifiuto, ma la tensione è tanta. Prendo la canna e mi salgono i brividi!
Fortunatamente Fabio ha tolto il pesce dal fondale roccioso, sono più tranquillo. Mentre recupero un po’ di filo, il pesce non si arrende e recupera filo, un vero duello a chi ha più forza. I minuti passano e sono sfinito, Fabio mi consiglia come muovermi. Il pesce inizia ad intravedersi ed è stanco anche lui. Cerco quindi di velocizzare l’azione di recupero. Il pesce è a galla e Fabio con un colpo d’esperienza lo salpa in un batter d’occhio.
Gran bel dentice. Ad occhio sembra più grande del precendete. Il mio amico lo slama e lo pesiamo. Attimi di attesa finchè l’ago della bilancia non si ferma sui 7 kg. Che pesce spettacolare! Con cura anche lui finisce nella stiva del pescato. In piccola parte sento un pochino mia questa cattura, ma capisco bene che il merito è del mio amico. Guadiamo l’orologio, le 15, il sole non scalda più bene come qualche ora prima ed il freddo inizia a farsi sentire. E’ giunta l’ora di rientrare. Il sole scende piano, davvero un quadro. Arrivati nel porto di Gallipoli, scarichiamo tutte le attrezzature e il pescato. Giunti a casa una bella doccia calda ci fa recuperare le forze e ci toglie la sensazione di freddo.
Dentice alla Mugnaia
Mentre noi parliamo della pescata, in cucina la mamma di Fabio ha pulito con cura il dentice più grande, la cena sarà “Dentice alla Mugnaia”. Non mangiando nessun tipo di pesce non posso giudicare il sapore, ma l’aspetto è davvero attraente. Questa ricetta tipica di queste zone consiste nel:
- Squamare il dentice, togliere le viscere e sciacquarlo sotto acqua corrente;
- In una bella ciotola mettiamo: olive, pomodorini e capperi (lavati), il tutto bisogna salarlo e oliarlo.
- Riempire il dentice con un po’ di prezzemolo, aglio ed un po’ di mix fatto nella ciotola.
- Preparare una teglia da forno, oliarla con di olio extravergine d’oliva e sopra metteremo una base di patate tagliate verticalmente e un po’ di mix che abbiamo fatto precedentemente.
- Prendiamo il dentice e lo posizioniamo nella teglia, sul pesce metteremo quello che rimane del mix preparato.
- Prima di mettere la teglia in forno, aggiungiamo un po’ di acqua.
- Il forno lo mettiamo a 180°. Dopo circa 20 minuti aggiungiamo un po’ di prezzemolo tritato.
- La cottura può variare, ma stiamo sull’ordine dei 30/40 minuti. Per gustare in pieno la qualità organolettica di questo piatto va consumato caldo.
Arrivederci Salento
Dopo questa squisita cena è ora di andare e dormire, domani un lungo viaggio mi riporterà nella Capitale. Sveglia presto, è giunta l’ora di salutare la Puglia ed il Salento, sicuramente è un arrivederci! L’accoglienza, il calore delle persone, la natura, i paesaggi li porterò con me! Grazie Fabio Schiavone dell’accoglienza, grazie a tutta la sua Famiglia per l’ospitalità! Ci rivedremo prestissimo per la seconda battuta di pesca. Obiettivo? Vi sveleremo come pescare le Cernie!