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COME PESCARE LE ORATE A BEACH LEDGERING
Una delle domande che più si fanno i pescatori riguarda sul come pescare le orate. Al pari della spigola, questo sparide è considerato come la regina dei mari. L’orata, un pesce tanto bello, quanto combattivo, diffidente ed ovviamente buono. Una delle specie ittiche sicuramente più ricercate da moltissimi pescatori, ma la sua pesca non è affatto semplice. Molto dipende dagli spot che si frequentano ed anche le zone di pesca.
Dalla Liguria alla Sicilia, dalla Calabria al Friuli, cambiano le modalità di pesca. Ed ovviamente anche la quantità di pesce presente. E’ indubbio che dalla parte tirrenica, il numero di pesci aumenta procedendo verso sud. Stesso discorso anche sulla costa orientale. Ma in questo caso è legato alle caratteristiche del fondale.
L’orata è un pesce che tende a stazionare principalmente nelle aree che presentano delle scogliere. Al massimo in prossimità dei porti. La parte alta del Mar Adriatico è fondamentalmente molto sabbiosa e le orate stazionano solamente nei pochi moli che presentano delle rocce. Il motivo dello stazionamento in queste zone sta nella presenza o meno di cibo, in particolare bivalvi.
L’orata in questi ultimi vent’anni ha beneficiato di un aumento numerico non indifferente provocato soprattutto dagli allevamenti off shore destinati all’alimentazione umana. Oramai non si contano più le fughe che migliaia di oratine che periodicamente lasciano le gabbie d’allevamento a causa delle mareggiate. Una sorta di continuo ripopolamento che il mare usufruisce involontariamente da parte dell’uomo.
In questo articolo parliamo più in dettaglio di come pescare le orate nel Mar Ligure. Anche in questo caso c’è da fare una netta distinzione tra Riviera di Ponente e Riviera di Levante. Quest’ultima è sicuramente più ricca di Sparus aurata per la conformazione prettamente rocciosa della costa e per la presenza di diversi allevamenti, in particolar modo in prossimità di La Spezia. Sono diverse le esche tra cui scegliere. I locali di una certa età sono molto tradizionalisti e preferiscono affidarsi al granchio o la cozza. L’unico problema sta nella capacità di innescare queste esche. Inoltre utilizzando granchi e cozze bisogna essere attrezzati in termini di fili, ami ed anche canne. Questi inneschi sono quelli che regalano maggiori cappotti, ma quando si cattura, arriva a guadino una preda di dimensioni molto interessanti.
L’amico Federico, ex agonista nelle società del milanese, ci spiega invece come insidiarle con esche più classiche: bigattino ed arenicola. Partiamo dal bigattino. La larva di mosca carnaria regala sempre catture in ogni periodo dell’anno. E’ una delle esche più usate anche in mare ed il pesce si è abituato a mangiarla e ricercarla. Complice una larghissima diffusione da parte di molti pescatori d’acqua dolce che hanno portato questa esca in mare. Normalmente viene effettuato il doppio innesco, con un bigattino calzato ed uno (o due) a penzoloni. Amo tra 14 e 18 a seconda delle situazioni.
L’arenicola è una delle esche più ricercate, come la maggior parte dei vermi di mare al pari del muriddu, dell’americano e della koreana rossa. Quattro anellidi di mare che regalano una maggiore varietà di catture. Non solo orate, anche di grossa taglia, ma anche mormore e spigole. Ha un costo sicuramente più elevato rispetto al bigattino, ma in ogni situazione regala sempre qualche cattura. Molto importante non lasciarla al sole per non farla “bruciare”, conservandola, se possibile in una borsa termica con un panetto ghiacciato.
Federico spesso utilizza questo verme d’acqua salata con i risultati che potete vedere nelle foto. Viene innescata con degli aghi molto sottili, sempre dalla testa, facendola scorrere anche sul filo. La misura dell’amo non deve mai scendere sotto il 12 e sarebbe meglio avere ami con l’occhiello. Con la forza dell’orata il nodo risulta essere molto più resistente. Piombo secco da 30 – 40 grammi o al massimo un pasturatore caricato a bigattini quando le mangiate calano. L’arenicola è un ottimo selezionatore di pesci. Ancora più selezionatore è la koreana rossa che esclude la minutaglia.
Importante la lunghezza del terminale a seconda delle condizioni del mare. Quando questo è ingrossato bisogna accorciare il terminale per evitare che i movimenti sul fondo continuino ad attorcigliare il finale. Quando ci si trova in condizioni di mare calmo si può arrivare fino a due metri di lunghezza.
Un altro segreto per catturare più orate risiede nel filo sottile. Non è tanto la vista dell’orata, ma come si muove l’esca sul fondale. L’ideale è un buon fluorocarbon del 012 o 014 che oltre ad offrire un’ottima dicroicità, risulta essere molto più resistente alla dentatura dell’orata rispetto al nylon. Naturalmente se siamo n una zona di grosse orate, dal chilo e mezzo in su, è opportuno salire di diametro, ponendo come punto di riferimento che un fluorocarbon puro dello 014 è in grado di sopportare pesci di un paio di chili, se ben manovrati con una canna ad azione progressiva.
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