Non solo a Goro ma anche a Taglio Po: presi i bracconieri
Nel giorno del 23 Agosto i Carabinieri Forestali hanno concluso con successo l’operazione “Gold River”.
Si tratta della conclusione di un’ampia e importante operazione coordinata, iniziata a luglio del 2019 e continuata durante il lock down con pedinamenti e controlli, che ha portato al sequestro di due immobili ( destinati allo stoccaggio del pesce ), di 5 veicoli, e di materiale per la pesca illegale.
“Nel corso dell’indagine si appurava, anche grazie alla collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico di Ferrara e del Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università di Padova, intervenuti nella vicenda in qualità di Autorità scientifiche su numerosi campionamenti di prodotto ittico effettuati dalla Polizia Giudiziaria, chela fauna ittica commercializzata, perlopiù delle specie Carpa e Siluro, appariva catturata con l’ausilio della corrente elettrica, pratica vietata dalle norme penali nazionali attinenti la pesca professionale ed il maltrattamento degli animali; non sono comunque mancati anche casi in cui i pescatori sono stati sorpresi in flagranza di questa condotta delittuosa, ovverosia con l’elettrostorditore ‘in mano’ o a bordo dei veicoli utilizzati nel corso delle battute di pesca”.
Visto inoltre l’utilizzo di elettrostorditori all’interno del Parco Regionale Veneto del Delta del Po: ” si contestava anche il fatto di aver pregiudicato la popolazione acquatica e deteriorato l’habitat all’interno di un sito protetto, compromettendone lo stato di conservazione ambientale”.
La lunga indagine ha configurato:
- L’associazione a delinquere a carico di n. tre soggetti di origine rumena, due residenti in comune di Taglio di Po ed uno residente ad Argenta.
- “Nella vicenda risultano anche implicati, ed iscritti nel registro degli indagati a vario titolo, altri quattordici soggetti, tredici di nazionalità rumena ed uno di nazionalità ungherese, parte dei quali, cinque individui di nazionalità rumena, collaborava strettamente con i vertici dell’associazione criminale sia fornendo prestazioni di carattere lavorativo sia offrendo la propria collaborazione nella predisposizione di documentazione falsa, il cui scopo era quello di “regolarizzare” il prodotto ittico illecitamente catturato e soprattutto privo di rintracciabilità”
Grazie a questa operazione, si è inferto un duro colpo all’organizzazione criminale dedita da anni alla pesca di frodo in mezza Italia: Polesine, Province di Venezia e Ferrara, Ravenna, Mantovano, Lago Trasimeno e Bolsena.
Fonte: Polesine24