PESCA IN BOLOGNESE – PARLA MASSIMO ARDENTI
Come terzo approfondimento della nostra rubrica abbiamo scelto la tecnica più diffusa in tutta Italia: la pesca in bolognese. Non c’è pescatore che non ne abbia avuta una e nella maggior parte dei casi è stato proprio il primo attrezzo, ereditato dal papà o da un parente, a farci scoprire la magia della pesca. Come per i precedenti appuntamenti sarà Massimo Ardenti a raccontarci l’evoluzione, la tecnica ed i piccoli segreti dell’attrezzo più utilizzato nelle acque dolci e salmastre dello Stivale.
Massimo bentornato su Fishingmania! Approfondimenti sulla Canna fissa prima e la Pesca dell’Alborella poi hanno come naturale conseguenza una chiacchierata sulla tecnica della pesca in bolognese. In quale periodo, con quali canne e perché nasce l’esigenza della pesca in acque interne e da riva con l’ausilio del mulinello?
E’ sempre un piacere parlare di pesca e sono sempre felice di farlo con te e i nostri appassionati lettori! Beh, come si deduce dal nome è una tecnica nata sui corsi d’acqua emiliani dall’esigenza di protrarre la lenza oltre la linea di pesca massima che le lunghe e pesanti canne fisse consentivano. Le prime canne con anelli e mulinello, agli inizi degli anni ’70, erano in fenolico o fibra di vetro e difficilmente superavano i quattro metri e mezzo di lunghezza.
La scelta di realizzare attrezzi non superiori alla misura appena citata è da attribuire principalmente alla materia prima delle canne e agli anelli che, nel loro insieme, andavano a gravare sulla bilanciatura e sull’azione dell’attrezzo. Agli inizi degli anni ’80 per merito del carbonio, come per le canne fisse anche le bolognesi giovarono di tutti i benefici di leggerezza permettendo alle aziende di realizzare attrezzi sempre più performanti.
Quali sono le caratteristiche principali di una canna bolognese?
Le prime bolognesi erano canne fisse tradizionali montate con anelli ed un supporto per l’alloggiamento del mulinello. Attrezzi sicuramente non in grado di offrire una precisione nel lancio dovuta alla morbidezza o comunque ad una inadeguata rigidità del fusto. Le Fiorentine infatti erano concepite per ammortizzare le fughe del pesce senza causare la rottura del nylon. Nella canna bolognese è il mulinello tramite l’ausilio della frizione o dell’antiritorno a svolgere questo compito lavorando insieme ai primi elementi della canna.
Un fusto rigido ci consente lanci precisi e di guidare la nostra lenza in volo facendola disporre nel modo giusto sulla superfice dell’acqua senza causare fastidiosi grovigli. Possiamo dedurre quindi che una canna bolognese di ottima fattura è sicuramente un attrezzo bilanciato che in funzione del casting previsto e nelle sue varianti di azione ha sicuramente un fusto rigido in grado di lanciare con precisione il nostro segnalatore nel punto prestabilito.
Vedere in azione un bravo pescatore di bolognese è una gioia per gli occhi: Il lancio armonico e preciso, la passata eseguendo la giusta trattenuta sulla linea di pesca, la ferrata sulla mangiata ed il conseguente recupero della preda racchiudono tante ore di allenamento, esperienza e passione. Quali consigli possiamo dare ai nostri lettori?
Non basterebbe un libro, figuriamoci un articolo per sviscerare le peculiarità di una ottima azione tecnica in bolognese! (ride n.d.r.) Proviamo a sintetizzare. Gli anelli rivestono un ruolo chiave per un ottimo lancio; Essi infatti non solo hanno il compito di far scorrere il filo ma anche di non farlo attaccare alle pareti della canna ed in fase di recupero della preda, se sono predisposti nei punti giusti, aiutano l’attrezzo a lavorare nella maniera migliore. Il nylon deve avere un bassissimo peso specifico ed una ottima resistenza alle abrasioni e allo schiacciamento del piombo. ù
Ti svelo un segreto. Da quando uso lo Steel Resistance di casa Colmic nei mulinelli le mie uscite in bolognese mi danno ancora più gusto! E’ un polimero fantastico che ha praticamente assenza di memoria e possiamo spostare i pallini senza che questi rechino danni o compromettano la sua resistenza. Avendo un peso specifico bassissimo non affonda mai e basta un piccolo colpetto con la canna per staccarlo dalla superficie dell’acqua. Praticamente una manna dal cielo! Effettuare una passata precisa sulla linea di pesca non è cosa di poco conto. Una volta effettuato il lancio nella maniera corretta sarà la nostra sensibilità a lasciare che il nostro dito indice lasci uscire il filo dalla bobina. Per lanci a lunga distanza consiglio di usare un amo a becco d’aquila per evitare di slamare il pesce durante la fase di recupero.
Non possiamo non parlare dei galleggianti e della geometria del piombo in lenza..
In commercio ce ne sono tanti e tutti servono ad uno scopo ben preciso. Sintetizzando possiamo dividerli in due categorie: a goccia e a carota. La forma a carota è utile nelle correnti veloci dove bisogna eseguire una trattenuta importante. La forma a goccia è indicata nelle correnti più tranquille o in acque lente. Scelta la giusta forma, avere un galleggiante con filo passante ci consente di non danneggiare il corpo quando modifichiamo la profondità di pesca e in fase di combattimento con prede di generose dimensioni. Consiglio di utilizzare galleggianti con antenne non inferiori a 1.5 mm. Più la nostra linea di pesca sarà lontana da riva più la visibilità dell’antenna dovrà essere maggiore.
Per quanto riguarda la disposizione del piombo sulla lenza non ci sono teorie universali. La concentrazione più alta di peso sulla lenza va messa dove la corrente è più forte nella fascia d’acqua oppure di come vogliamo presentare la nostra esca. Pescare in un porto o in una correntina veloce, in un fiume con grande portata d’acqua o dalla scogliera richiedono geometrie completamente diverse. Bisogna sempre trovare il giusto compromesso fra la lunghezza del terminale, la concentrazione e la distribuzione dei pesi lungo la lenza, conoscere il fondale e le abitudini alimentari delle prede che dobbiamo insidiare.
Il fondale, appunto. Come si trova la giusta profondità del nostro spot?
Anche qui le varianti sono tantissime e non esiste una regola generale. Non possiamo conoscere precisamente il fondo lungo tutta la nostra passata e bisogna trovare un compromesso. Dobbiamo far correre il nostro galleggiante senza che il nostro amo rimanga impigliato in sassi o erbai. La nostra esca dovrà lavorare più o meno in prossimità del fondo anche il base al metodo di pasturazione che andremo ad utilizzare per richiamare il pesce nella nostra zona di pesca.
Maestro Massimo, le tue parole sono sempre sagge e molto chiare. Sicuramente in questo articolo anche i più esperti avranno tratto giovamento dalle tue spiegazioni. Nella nostra prossima chiacchierata sarà la lunga canna ad innesti francese la protagonista. Concludendo so che ci vuoi dare una notizia in anteprima!
Si! Qualche giorno fa sono stato in compagnia del Presidente Andrea Collini e Jacopo Falsini per una pescata in bolognese! A breve verrà pubblicato il Video reportage della giornata. Seguite la pagina ufficiale di Colmic Italia sul vostro social network preferito per tutte le novità e gli aggiornamenti. Oggi abbiamo parlato di Bolognese.Direi che questa anticipazione casca a pennello! Grazie Walter e un abbraccio a tutti i tuoi lettori! A presto per il prossimo articolo!