Abitando a Milano non ho molti posti vicini a casa dove poter andare a pescare. Certo, esistono molti laghetti intorno alla città, ma con il freddo che continua a persistere sulla Pianura Padana da ormai alcune settimane, tirare fuori dal fodero la roubaisienne non mi sembra una buona idea. Inoltre l’idea di dover pescare carpe e carassi non mi allieta più di tanto. Ho pensato quindi di pescare con l’unica canna che durante le gare non viene praticamente mai utilizzata: la bolognese. Protagonista di giornata uno storico canale dei primi secoli del secondo millennio : Il Naviglio Grande.
CARATTERISTICHE
Il tratto di “Naviglione” scelto si trova a Bernate Ticino. Un piccolo paesino a trenta chilometri dal capoluogo lombardo. In questo periodo il canale presenta una profondità media da 60 a 150 cm circa. La velocità della corrente rimane sempre sostenuta. L’acqua è tanto limpida da far intravedere tutti i ciottoli del fondale. Essendo un posto molto frequentato dai pescatori della zona, ho preferito mettermi in pesca appena dopo mezzogiorno. Un buon orario considerando che molti vanno alla mattina presto fino a mezzogiorno. E confidando anche in una temperatura meno rigida rispetto alla mattina.
COME PESCARE
La corrente del Naviglio Grande, come già detto, è molto forte e l’unico modo per riuscire a prendere qualche pesce è quello di mantenere pastura e cagnotti inchiodati sul fondo con delle retine, pescando immediatamente sotto la scia di quest’ultime. Vista l’alta presenza di cavedani e pighi di taglia ho optato per l’utilizzo di una pastura all’aroma di formaggio molto carica di pane bianco. Sul Naviglio Grande sono in tanti coloro che impostano la pesca innescando un pezzo di mollica per la cattura di cavedani. Una pesca difficile da fare per chi non l’ha mai provata. Effettuare un lancio con attaccata all’amo questa esca è tutt’altro che semplice.
Non è raro che ci siano giornate nelle quali i pesci decidano di rispondere solamente al pane senza degnare di uno sguardo i cagnotti. Non è il caso di questa volta. Dopo aver pasturato a dovere, passati alcuni minuti, il primo pesce è in canna. E’ il primo di una lunga serie di pighi che verranno attaccati e anche persi. Questi pesci sono abituati alla forte corrente e quando si hanno in canna, sfruttano al massimo la loro forza muscolare dando l’impressione di essere molto più grossi di quello che non siano in realtà.
INFORMAZIONI TECNICHE
Una bolognese da sei /sette metri è ottimale per il Naviglio. Durante questa pescata ho utilizzato un galleggiante da 2,5 grammi di peso, disponendo i piombini in 60 – 70 centimetri, il primo attaccato all’asola finale, scalando a corona chiusa verso il galleggiante. Durante l’azione di pesca il galleggiante non deve subire una trattenuta troppo decisa, piuttosto dev’essere accompagnato dolcemente facendo si che il finale scorra appena al di sopra delle alghe. Un finale di un diametro di 0,10 mm lungo 30 cm è più che sufficiente. Non è raro utilizzare anche finali più grossi in determinate situazioni.
PASTURA ED INFO
Tre o poco più chili di pastura e almeno mezzo chilo di cagnotti sono l’indispensabile per tre ore di pesca. Quando si va in un posto come questo è quasi obbligatorio essere almeno in due perché guadinare questi pesci è veramente un’impresa. Il guadino oltre ad essere di almeno 4 metri deve avere una testa con maglie larghe in modo che faccia meno resistenza possibile con la corrente. La macchina dev’essere lasciata al parcheggio gratuito appena dopo il ponte sul canale. Portatevi diversi sassi da casa per zavorrare le retine perché sul posto non ne troverete di adatti. La roubasienne è sconsigliata in quanto la strada ciclopedonale che affianca il naviglio è assiduamente frequentata da ciclisti e pedoni.