MAURIZIO SETTI PARLA DEL MONDIALE FEEDER
Non nasconde la sua amarezza Maurizio Setti, il capitano della Squadra Nazionale di Feeder che ha affrontato il campionato mondiale 2016, qualche giorno fa, in Serbia. Le ns. aspettative erano molto positive – ha commentato- anche in seguito a quanto avevamo visto durante il Preston Challenge di un mese fa. La pesca era alla nostra portata e sembrava molto realistico poter ottenere buoni piazzamenti. C’è stato sicuramente qualche problema con le esche – Continua Setti – che non hanno soddisfatto pienamente le nostre esigenze ma il fallimento (lo possiamo dire) della nazionale non è stato generato da questo. E’ mancato il gruppo, la coesione della squadra, c’erano delle incomprensioni già alla partenza ma ho sperato che non influissero sul risultato finale, purtroppo così non è stato. Questo è stato dimostrato dal fatto che degli ottimi risultati, in parte, ci sono stati: Mirko Govi ha realizzato un quarto posto il sabato ed un primo la domenica. Canacini si è piazzato terzo nella prima manche e ottavo nella seconda, ma una défaillance dovuta alla tensione della gara può essere giustificata, tanto più se si considera che la domenica ha chiuso con appena 400 gr di pesce in meno rispetto al quarto posto di settore. Voglio fare, poi, un plauso a De Pascalis che si è distinto particolarmente per la maturità con la quale ha accettato la posizione in riserva durante la giornata di sabato e l’operosità e la generosità con la quale ha supportato i compagni di squadra nella prima giornata di gara. Entrato in squadra la domenica, ha saputo anche lui, fare la sua gara, mettendo in atto esperienza e padronanza personale con le tecniche già acquisite dai compagni e dai noi tecnici consigliate, così che dopo una prima parte della gara andata mediocremente ha saputo risalire la classifica fino al quinto posto di giornata.Tutta la settimana avevamo provato la pesca al pesce gatto e la pesca sotto riva, poi avevamo abbandonato quest’ultima che non aveva dato buoni risultati e invece l’intuito di Govi ha saputo mettere a punto e ottenere risultati, in gara, anche da questo tipo di pesca. Anche Canaccini, durante la seconda parte della giornata di sabato, non avendo ancora messo in nassa pesci soddisfacenti ha provato la pesca da sotto riva, assicurandosi quindi il terzo posto. Se tornassi indietro – riflette il capitano – probabilmente, metterei in gara sin da subito De Pascalis perché al di là del bravo pescatore, servono persone che sappiano fare gruppo, ascoltare i tecnici, confrontarsi con i compagni di squadra e condividere sia i successi che le sconfitte. Per questo credo di poter concordare pienamente con la Federazione, il lavoro che si è fatto nell’ultimo anno è buono e continuerei su questa strada, se dovessi essere confermato come CT del 2017.
Fonte – FIPSAS
Personalmente non abbiamo scritto granchè sul campionato del mondo feeder non avendolo vissuto direttamente ed essendo lontani da casa, ma non c’è nemmeno molto da dire. Lo abbiamo già scritto in occasione della pubblicazione delle classifiche che per il quinto anno su sei la nostra nazionale ha fatto una figura pessima ai campionati del mondo. Poteva passare il primo campionato del mondo che, nonostante si svolgesse in Italia, vedeva in campo degli agonisti non abituati alla pressione internazionale, dove i ritmi sono completamente diversi. Basti pensare alla meravigliosa evoluzione della Nazionale Master che dopo il primo mondiale in cui le cose non andarono bene, ha portato a casa solamente vittorie e podi con unica eccezione il 2016. Ma si trattava di agonisti over 60 con una grandissima esperienza internazionale alle spalle. Nel feeder negli ultimi anni si è preferito portare degli agonisti che, provenienti dalla pesca al colpo hanno fatto subito dei buoni risultati in campi gara vicini a casa per poi steccare ai grandi appuntamenti internazionali. Dopo sei anni si può dire e si deve dire, senza più nascondersi, che è stato un errore. L’Italia ha sempre giocato sul gruppo, sia nella pesca come in tutti gli altri sport. La pesca al colpo insegna tante cose. E’ sufficiente pensare agli anni dell’indimenticabile Carlo Chines alla guida della nazionale. Nel feeder si può raccontare quello che si vuole, ma a quanto pare il gruppo è totalmente assente. Persino gli inglesi che sono storicamente dei grandi individualisti, in manifestazioni di questo tipo riescono a lavorare in gruppo non per una settimana, ma per anni. Ecco. Questo è il problema, gli inglesi lavorano con la propria nazionale non effettuando soli due stage all’anno che, diciamocelo francamente, sono inutili. Gli inglesi ci lavorano un anno intero, si trovano, pescano assieme, imparano a capire come insidiare il pesce in differenti situazioni. In Italia non funziona così. In Italia non si guarda la classifica di rendimento e si cerca di creare una squadra con i pescatori più in forma. In Italia si preferisce portare l’usato sicuro (un usato con molti dubbi però), abbandonando la possibilità di crescere con i giovani. La crescita nel corso degli anni si ha creando un gruppo di base di quindici – venti pescatori al cui interno si inseriscono degli under 30 che possono effettivamente crescere, non portando tutti over 45 con la scusa del “tanto hanno esperienza”. Negli altri sport funziona così, dalla pallavolo se pensiamo alla “Generazione dei fenomeni” degli anni 90, fino all’ultimo esempio della Spagna nel calcio che con una squadra di ragazzi assieme da anni ed anni hanno dominato la scena mondiale ed europea per sei anni. Non nascondiamoci, nel feeder noi italiani abbiamo grossi problemi da mettere a posto, fin dai piani alti.
A proposito, nel caso qualcuno ci accusi di scendere dal carro dei vincitori (quali vincitori?) non ci siamo nemmeno mai saliti. Le critiche devono essere accettate, possono essere condivisibili o meno, ma finchè l’Italia sarà un paese libero di parola, continueremo a raccontare la cronaca senza paura di essere censurati, come invece è stato fatto con un famoso agonista di pesca in mare squalificato (vergognosamente) per aver espresso una propria opinione.