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AL LAGO DI CORBARA CON IL FEEDER BY RINGER
Il Lago di Corbara in provincia di Terni rappresenta senza dubbio una delle più belle realtà italiane, agonistiche e non, sia per pescosità che bellezza assoluta.Assieme a Mirco Gautieri, amico e compagno di team della A.S.D. Pescatori Forze Di Polizia, abbiamo organizzato una sessione nel campo gara denominato “le Vigne”. Una zona che si è rivelata estremamente pescosa e di rara bellezza. Il Lago di Corbara ci ha regalato una delle esperienze di pesca più belle di sempre.
Abbiamo deciso di impostare la sessione sul Lago di Corbara secondo i dettami di Phil e Steve Ringer. Punti riportati in numerose riviste ed articoli, che combinano le moderne teorie sulla pesca alla breme con quelle classiche. Il tutto per selezionare la taglia in invasi naturali ed artificiali di notevole estensione.
Abbiamo preparato per l’occasione un carnet di esche e pasture cosi definito:
– 1 kg di pastura a base di farina di pesce e betaina, di colore verde scuro
– 1 kg di dendrobena tagliati, i cosiddetti “chopped worms”
– 500 gr di caster affondanti
– 1/2 pinta di mais dolce giallo
– 1/2 pinta di coarse micropellets da 2 mm preventivamente bagnate
– 1/2 pinta di bigattini rossi stirati
Come attrezzatura abbiamo utilizzato delle canne da 13 piedi specifiche per il long range. In abbinamento dei mulinelli 5500/6000, caricati con 150 metri di trecciato misura 0.08 mm e shock leader dello 0.28 mm. Come montatura un paternoster scorrevole e brillatura di circa 15 cm.
Terminale da cinquanta centimetri di nylon dello 0.17, amo del 14 su hair rig con quickstop. I pasturatori usati per tutta la sessione sono stati i classici rocket feeder da distanza, con il piombo in coda.
Sistemati i panchetti dentro all’acqua, in pieno stile british, abbiamo sondato la zona di pesca alla ricerca del plateau giusto. Abbiamo subito cercato di andare oltre le distanze convenzionali, certi di poter in questo modo selezionare la taglia.
Un accurato plumbing ha rivelato una zona produttiva sui 3,5 m di profondità a circa 65 metri dalla nostra postazione.
Certificata la presenza di ostacoli a circa 20 metri e 40 metri di distanza, fatto che durante la sessione ci ha fatto perdere una discreta quantità di catture, ma prezzo da pagare per impostare una pesca long range.
Abbiamo fatto un fondo iniziale pesante con circa 15 scariche di pasturatori taglia XL, caricati con due tappi di pastura e tutte le particles presenti sul piatto. Dopodichè abbiamo iniziato a pescare innescando un verme su ring, eseguendo lanci cronometrati ogni 5 min per la prima ora.
Le due ore successive sono state fatte con un pasturatore taglia M e non si è reso necessario cronometrare la permanenza in acqua, poiché dopo la prima ora le grosse breme hanno iniziato a stazionare stabilmente nella zona pasturata, regalandoci la maggioranza delle abboccate nella sessione.
Nelle ore successive abbiamo intervallato scariche di pasturazione con il primo pasturatore, per rinfrescare l’attenzione delle grosse breme, all’utilizzo di pasturatori taglia S.
La progressione delle dimensioni del pasturatore, e quindi della quantità di cibarie scaricata, è la chiave fondamentale della pesca alle breme. Una volta che la quantità di esche sul fondo è sufficiente, occorre limitare al massimo l’apporto ulteriore di cibo. Tutto per non sovrapasturare lo spot e puntare alla competizione alimentare.
Un altro aspetto fondamentale di questa tecnica di pesca sono le particles. La pastura funge solo da veicolo e da amalgama per le particles, che sono la vera chiave del successo.
Occorre capire in particolare quanti vermi dare. In genere più l’acqua è torba, più vermi tagliati possiamo dare.
Mais e pellet in genere funzionano meglio nelle ore conclusive. Quindi fondamentale è capire quanti vermi tagliati e quanti caster dare in pastura di volta in volta.
Inneschi alternativi durante la sessione sono stati il caster e il doppio chicco di mais su rig. E i risultati non si sono fatti attendere.
In 5 ore abbiamo catturato circa 25 chilogrammi di breme, molte delle quali tra gli 800 grammi e il chilo abbondante. In più abbiamo agganciato due grosse carpe che non siamo riusciti purtroppo a portare a guadino.
Moltissimi i pesci persi, anche di taglia, che sono stati motivo di rammarico. Ma ciò ci ha invogliato a ritornare in un futuro prossimo, cercando qualche nuova strategia per ovviare agli incagli sugli ostacoli presenti.
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