Il Lago di Mignano è formato dall’Arda, un piccolo torrente che attraversa tutta la provincia di Piacenza. Un torrente che nasce dagli Appennini al confine tra Liguria ed Emilia Romagna e conclude il suo corso nel Po. Il Lago di Mignano è un bacino realizzato artificialmente a cavallo tra la prima e la seconda Guerra Mondiale con lo scopo di produrre energia idroelettrica.
INFO TECNICHE
Per la formazione del lago è stato necessario costruire un’alta diga in mezzo alla vallata dell’Arda. Una diga alta circa una sessantina di metri. Non si tratta di un bacino di grandi dimensioni, all’incirca 2 chilometri quadrati. E’ in grado di contenere fino a 15 milioni di metri cubi di acqua. La quantità di acqua non è però sempre costante e può variare sia a seconda della richiesta idrica delle zone limitrofe sia dai periodi dell’anno.
PIACEVOLE SCOPERTA
Ad essere sincero, prima dello scorso anno non conoscevo questo posto e solamente i pescatori del piacentino e parmense ne erano a conoscenze. Bisogna ammettere che è stata una piacevole sorpresa. Dopo la visita dello scorso anno, dove ho constatato l’alta quantità di pesce presente, l’uscita effettuata agli inizi di agosto mi ha lasciato a dir poco sorpreso per il livello dell’acqua.
A giugno dello scorso anno il livello era normale. L’invaso era al massimo delle sue capacità, forse anche al di sopra della normalità. Questa volta lo scenario che mi sono trovato davanti è stato quasi scioccante. A causa della siccità, la quantità di acqua è sempre minore. L’Arda non è in grado di portare una quantità di acqua tale alla richiesta che c’è più a valle. Il bacino è più basso all’incirca tra i 25 e i 30 metri rispetto a poco più di anno fa. Mentre stavo pescando il livello è calato ulteriormente di almeno una decina di centimetri in sole tre ore. Un problema di acqua che già era stato sottolineato quest’inverno dal locale quotidiano “La Libertà” che aveva pubblicato una foto del Lago di Mignano completamente ghiacciato e in una situazione di allarme idrico per la scarsità di acqua.
SPONDE
Parlando del posto dal punto di vista della pesca, che la quantità di acqua presente sia normale o minore poco cambia, la pescosità è alta. Attualmente l’unico problema è quello di trovare un posto dove poter pescare con una profondità superiore al metro. Il fondale si può dire che è compatto, costituito da argilla e ciottoli. Con la macchina si può accedere all’acqua solamente da due punti. Negli altri casi è obbligatorio lasciare l’auto nelle poche piazzole lungo la strada che costeggia il lago, lungo all’incirca un chilometro e mezzo.
Solamente da un lato si può pescare in quanto sulla sponda opposta vi è la montagna. In più non esistono strade che portano all’acqua.
TECNICHE DI PESCA
La sorpresa principale è stata quella di trovare un’alta quantità di alborelle. Specie che ormai è presente in pochissimi posti, se non addirittura estinta in altri. Pesci di taglia media intorno ai 3 grammi, molto voraci e affamati. La cattura delle alborelle si può effettuare con canne fisse da un metro e mezzo in su. Insomma, la vecchia pesca all’italiana che si credeva fosse scomparsa.
Sempre pescando con le canne fisse di misure maggiori, a partire da tre metri, e aumentando la profondità (dove questo è possibile) si possono catturare piccoli barbi comuni, cavedani fino ad un paio di etti, gobioni, persici sole e carassi da 50 a 100 grammi. Inoltre sono presenti anche diverse carpe e predatori come persici e lucci.
Di conseguenza si possono praticare diverse tipologie di pesca. Dalla classica pesca al colpo con canne fisse e canne all’inglese (la roubaisienne è sconsigliata vista la scomodità della sponda) allo spinning passando per il carpfishing. Anche la pesca a ledgering si può praticare ma non immediatamente sotto la diga in quanto il fondale degrada molto velocemente. Un posto che ben si addice a questo tipo di pesca è sicuramente quello che potete trovare entrando nella prima via sterrata procedendo verso monte. A proposito della profondità, molto è legato alla quantità di acqua presente nel bacino. Uno stupendo posto comunque, in cui bagnare le proprie lenze almeno una volta, specialmente se si è amanti della pesca all’alborella.
COME SI ARRIVA
Giungere alla Diga di Mignano è molto semplice. Percorrendo l’Autostrada del Sole Milano – Bologna uscire a Fiorenzuola d’Arda. Seguire le indicazioni per Castell’Arquato. Attenzione che circa tre chilometri prima di arrivare nell’abitato di Castell’Arquato è presente un autovelox. Appena si attraversa il ponte sull’Arda, al semaforo (con telecamera per segnalare le infrazioni di passaggio con luce rossa), girare a sinistra verso l’abitato di Morfasso.
Anche in questo caso attenzione che dopo pochi chilometri è presente un altro autovelox a 50 km/h. Alla prima rotonda svoltare a sinistra, superare di nuovo il fiume, girare a destra e seguire per Morfasso. Dopo alcuni chilometri, con la strada che tende a salire, si giunge alla diga.
COSA VEDERE
La diga di Mignano si trova in una bellissima zona appenninica in cui gli amanti della montagna possono andare a fare delle passeggiate. Inoltre vicino vi è il famoso borgo medievale di Castell’Arquato. Una città d’arte che merita di essere visitata. La stessa città fa parte della Riserva Naturale geologica del Piacenziano, a tutela del patrimonio di reperti fossili del pliocene. Anche la cittadina di Fiorenzuola d’Arda merita di essere visitata. Un vecchio borgo medievale con i suoi tanti monumenti che meritano di essere visitati.
COSA ASSAGGIARE
Il piacentino è una delle zone più importanti per la cucina non solo emiliana ma anche italiana. Le specialità della zona sono apprezzate da tutti. Ogni ristorante punta molto sui prodotti locali. Si parte con gli antipasti di salumi vari. Coppa, pancetta e salame, accompagnati dai ciccioli ovvero pezzi di carne e grasso di maiale cotti, salati ed essiccati. O ancora dalla “burtlëina”, una specie di frittella.
Per quanto riguarda i primi la scelta è vasta. Tra i più conosciuti abbiamo gli anolini, simili a tortellini con ripieni di stracotto di manzo, pane, grana padano e noce moscata, cotti in brodo di cappone. Seguono i pisarei e fasò, un tipo di gnocchetti cotti assieme a fagioli lessati. Tortelli alla piacentina ovvero tortelli con particolare chiusura a due code con ripieno di magro costituito da ricotta, grana e bietole, tortelli di zucca che si differenziano da quelli del cremonese e mantovano per l’assenza di mostarda e amaretto nel ripieno.
Per quanto riguarda i secondi. Stracotto di asinina, “Picula d’caval”. Una ricetta a base di carne di cavallo tritata finemente. Ed ancora, polenta coi ciccioli, salame cotto e naturalmente funghi vista la zona.
Anche per i dolci la scelta è varia. Si parte dai “turtlit”, specialità prettamente carnevalizia, il croccante, i canestrelli e particolari tipi di ciambelle.
Menzione particolare anche per il formaggio ed in particolare per il Grana Padano che viene prodotto in queste zone. Infine non è da dimenticare la vasta scelta di vini, famosi in tutta Italia, marchiati Colli Piacentini con in testa il gutturnio e i due liquori tipici del piacentino ovvero Nocino e Prugnolo.