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La prima volta ad Ostellato
“Ci divertimmo moltissimo in Spagna quell’anno, viaggiando e scrivendo. Hemingway mi portò a pescare i tonni e io ne presi quattro scatolette” … l’ironia di Woody Allen mi riporta alla mente tre giorni di pesca ad Ostellato (FE).
Certo la gara non era di quelle a pane e prosciutto, ma la fase finale del campionato italiano individuale di feeder, ma questo è solo un dettaglio. Da dove vengo io un canale lo trovi solo in TV, e se dici breme ti chiedono se gioca ancora con l’inter. Sono partito da lontano, molto lontano, visto che sin dalle selettive ho dovuto percorrere tanti di quei km che ho doppiato Marco Polo tra Corbara e Falvaterra all’altezza di Ponzano Romano.
Se non si era capito io vengo da sud, come dice Matteo, vengo da Giù… ma giù dove?…Giù…un poco come quando ero piccolo e vennero i miei zii dall’Argentina e la nonna mi disse “Quis so gli zii dell’AmmerCa!”… come se dal Perù al Canada il continente Americano fosse una entità unica senza ne stati, regioni o culture diverse… una mega città di nome America fatta di immigrati che parlano un italiano disastroso!… e che, per non sbagliarci, provenivano quasi tutti di “Giù”…
Ok, adesso che mi sono geolocalizzato posso iniziare un racconto più o meno surreale della mia prima volta a Ostellato.
Salutati amici e parenti, presa la valigia di cartone e scritta l’ultima lettera di addio alla mia amata (lettera che non leggerà mai perché accortasi dei mie gravi disagi mentali, che in questi scritti risultano evidenti, mi aveva già mollato da qualche mese), presi l’ultimo amico rimasto nelle regioni montuose di “Giù” e lo portai con me in questa avventura.
In realtà ancora non ho capito di preciso il ruolo di Pierfrancesco in questa storia, ma so che è stato determinante in diverse situazioni, una su tutte per orientarci nelle Valli di Comacchio dove con il 3% della batteria e google maps ha trovato l’ostello, il campo gara, 2 negozi di pesca e probabilmente l’ultima posizione conosciuta sul territorio italiano di “Igor”.
Il viaggio non è stato dei più facili, soprattutto dopo l’incontro delle piogge monsoniche nelle marche e un presagio funesto quando è finito il cd dei led Zeppelin ed è partita la radio con un pezzo di Laura Pausini…ma noi siamo gente di “Giù” non siamo mica scaramantici?…
Dopo una fugace cena e un meritato riposo, all’indomani sul canale di Ostellato Vecchio ho iniziato a prendere confidenza con la pescata sulle cannucce, ero catturato da questo ambiente nuovo e la possibilità di fare una pescata così diversa da quella che ho sempre praticato, era una sfida di precisione contro me stesso oltre a capire come ingannare qualche bel pesce di taglia a quasi 80 mt.
La giornata è volata e l’impressione che sarebbe stata difficile ma estremamente stimolante mi pervadeva lo spirito a tal punto da ridarmi le forze dopo le molte ore passate al sole e andare a Ferrara per cenare con l’amico Pierfrancesco in un ristorante tipico della zona… un ristorante Giapponese…che però per essere più tipico, del tipico essere italiani, era gestito palesemente da Cinesi… ma questi sono altri dettagli che a noi di “Giù” non ci interessano.
Passato il pericolo dissenteria post Giapponese made in Cina, e con la consapevolezza raggiunta disquisendo sul mondo femminile che “sei brutto ma sei simpatico” non vale come “sei un bruttissimo ma hai i soldi”, ci prepariamo per il secondo giorno di prove nel quale ci raggiungerà Matteo e il padre.
Un caldo sole ci accompagna in quella che sarebbe dovuta essere la prova generale della gara all’indomani, anche se l’obbiettivo primario era consegnare un “caciocavallo” a Matteo per fargli capire di che pasta siamo fatti noi di “Giù”, in questo caso caglio stagionato.
Dopo una delle più belle ed istruttive giornate di pesca della mia vita ho avuto l’ennesima conferma che la gara sarebbe stata una di quelle dove mi avrebbero preso a calci nel sedere in un posto che avevo visto solo in foto, e che nessuno nemmeno la fine del mondo mi avrebbe salvato dal mio destino…poco male, sono qui per consegnare il “caciocavallo”.
Dopo la preparazione dell’attrezzatura e le esche davanti a un Pierfrancesco a dir poco divertito dal mio inconsueto nervosismo nell’affrontare una gara, siamo andati a cena con Matteo e il Padre. Appuntamento alle 19.30 che da noi “Giu” è l’ora in cui si finisce di pranzare ma qui dicono che è ora di cena, ma io non faccio polemiche perchè come diceva mio nonno “posto che vai, usanza che trovi”.
Dopo esserci “scofanati” dei tagliolini con metà della fauna ittica dell’adriatico era venuto il momento di tornare in albergo a riposare, ma non prima di rendere utile questa trasferta consegnando il caciocavallo a Matteo, raccomandandogli di averne cura e di farlo sentire a proprio agio cantandogli una canzone tipica Molisana ogni sera prima di andare a dormire.
Tornati in albergo le prime gocce di acqua hanno iniziato a divenire temporale con i fulmini che illuminavano l’orizzonte ed erano accompagnati da tuoni che più di una volta mi hanno fatto svegliare pensando che Pierfrancesco avesse mangiato dei legumi di nascosto.
Il giorno della gara era arrivato, ma più che giorno sembrava notte illuminata solo da fulmini e boati di tuoni, che fortunatamente si sono fermati permettendoci di gareggiare anche se solo dopo un rinvio di circa un ora dell’inizio stabilito della gara.
Da qui in poi il mio ricordo è solo acqua… dal cielo e dalla terra, freddo e la pesatura con un risultato pessimo…
Poi la strada del ritorno e una sensazione di incompiuto, una voglia di rivalsa ma soprattutto di migliorare, non avere l’ambizione di vincere, ma almeno la consapevolezza di poterci stare, di migliorare in qualche cosa che adoro fare e che va oltre i chilometri e le bestemmie buttate per raggiungere i campi gara da “Giù”…
Bene, domani (mercoledì 29 agosto) si parte per Ostellato dopo essermi qualificato raggiungendo l’obbiettivo di tornare, la voglia è tanta…e se il dio della pesca vorrà andrò in spagna con Hemingway e potrò pescare quattro scatolette di tonno anche quest’anno.
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