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FLY FISHING EXPERIENCE – PESCA A MOSCA E PRIMO LUCCIO
Sveglia tardi la mattina. La voglia della pesca a mosca come sempre ti assale, ma sai già che quel giorno si farà più tardi di sempre. Alla fine meglio prendersela con calma considerato il possibile avversario del giorno. Si va a caccia di lucci. E lo si fa a mosca, ovviamente.
Scendi in cantina e sfoderi l’artiglieria pesante. Canna 9 piedi, coda 12, finale dello 0.70 mm e cavo d’acciaio da 40 libbre. Successivamente selezioni le esche. Il pieno inverno è periodo ideale per il luccio. Quindi via di streammer in bucktail bianco e rosso, l’esca migliore attualmente per la pesca al luccio nelle acque italiane con la pesca a mosca. Ovviamente per quanto riguarda la mia esperienza.
Carichi quasi svogliatamente tutto in macchina. Stivali a coscia ed una tracolla, giusto per stare comodi e portarsi tutto il necessario. Così, coperto come un eschimese, salti in macchina e si parte.
Pochi chilometri macinati ascoltando un vecchio cd di rock che ti girava in macchina. La campagna lomellina avvolta da una sottile nebbia. Il segno identificativo della pianura padana e il rumore metallico di motore e ammortizzatori, di sedile cigolante di quella vecchia e scassata panda del ’98, diventata compagnia inseparabile delle tue follie di pesca.
Una mezz’oretta di viaggio e arrivi in quel piccolo borgo così caratteristico. Breme, paese della cipolla rossa. Parcheggi a pochi passi da quello che sembra il classico bar di paese, una insegna gialla troneggia fuori, Trattoria da Mafalda. Entri e dopo poco, da dietro l’angolo, il tuo amico e guida di pesca fa capolino da dietro l’angolo. Luca, un grande pescatore di lucci.
Quattro chiacchiere e ci sediamo a tavola io, lui e il grande Giorgio, forse non un grande pescatore ma un grandissimo personaggio. Un pranzo a dir poco sontuoso e, ancora con la pancia piena, non riusciamo a resistere. Si corre fuori si carica la macchina e si va in pesca.
Arrivati sul posto la vestizione passa in un lampo e le canne vengono montate più veloci che mai. Ora l’adrenalina inizia a fare il suo effetto ed il mio vecchio nemico, che da un anno inseguo, mi sta chiamando. Attraversiamo un terreno atto di pozzanghere e fango fino a che una piccola lanca non si presente ai miei occhi.
Il classio Buona P…… di rito tra amici e si inizia. Un lancio, due, tre, chiacchiere, risate e prese in giro ci permettono di passare il tempo fino a quando Luca non si sposta e faccio qualche passo verso di lui. Mi trovo come in un’ansa formata da un fitto groviglio di rami. Una strana sensazione mi attraversa la schiena ed una vocina nel mio profondo quasi urla a ripetizione: “Lancia e continua a farlo, non ti muovere da qui”
Un lancio a sinistra. L’esca sibila nell’aria. La posa. Il recupero. Nulla.
Un lancio a destra. L’esca sibila nell’aria. La posa. Il recupero. Una pausa lunga e poi uno strappo violento. Vedo l’esca comparire nelle acque torbide e dietro di lei le fauci spalancate. E’ lui!
Morde l’esca e si volta. Sento la botta in canna e con tutta la mia forza, ferro. Tenta la fuga, il cuore a mille, la testa che scoppia, mille emozioni ed il mio urlo. “C’E’!”
Il primo luccio della mia vita a mosca, un sogno che inseguivo da un anno e l’unico giorno in qui non ci credevo, lui si è fatto vedere. Tira, forte come un toro ma io non mollo di un centimetro la coda. La vegetazione non me lo permette. Ormai Luca e Giorgio mi sono vicini con il guadino pronto, ma proprio sul più bello riesce a infilarsi tra i rami.
Il tip non può cedere e nemmeno il finale da 0.70 mm, ma l’amo è senza ardiglione e basta un movimento sbagliato del pesce per perderlo. Senza aspettare un secondo Luca si lancia quasi in acqua e a mani sradica il ramo a cui si era incagliato il pesce. Prende il guadino ed in meno di un istante il luccio è dentro.
Un boato, il mio urlo, squarcia l’aria. Una gioia incontrollata che ancora adesso a stento posso riuscire a descrivere. Una gioia tale da portarmi a piangere. Ringrazio Luca, ringrazio Giorgio, ma il luccio deve essere liberato ed alla svelta.
Velocemente le foto di rito e subito il rilascio eseguito da Luca. A me tremavano troppo le mani per eseguire una operazione tanto delicata. Una breve ossigenazione e come se nulla fosse il nostro premio schizza via come un fulmine ritornando negli abissi di quel corso d’acqua.
Abbraccio forte i miei amici ringraziandoli ancora con le lacrime agli occhi per la gioia e ci sediamo. Smettiamo di pescare perchè un luccio da 80 cm nelle acque italiane vale tanto oro quanto pesa. Nessuno parla più se non per parlare di quella preda, per farci i complimenti uno con l’altro e per sorridere, perché altro non ci resta che fare.
Porterò nel mio cuore questa giornata per sempre. In un giorno ho conquistato due grandi amici e ho realizzato un sogno che inseguivo da tempo.
Questa pescata si è svolta ormai quasi un paio di mesi fa, quando la stagione del luccio era ancora aperta. In Lombardia la pesca di questo splendido predatore è chiusa per il periodo di frega. Riaprirà all’inizio di aprile.
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