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PESCA IN MARE DA RIVA ALLE LAMPUGHE
È notte fonda quando io e il mio amico Francesco, preparata l’attrezzatura, decidiamo di partire. Abbiamo studiato alla perfezione il decorso della perturbazione e, dopo giorni di scirocco teso e mare agitato, domani finalmente ha inizio la scaduta, ha inizio il momento magico e noi saremo pronti sul pezzo in cerca di emozioni che solo chi vive questa straordinaria passione con grande amore può realmente comprendere. Questa volta mi dedicherò alla pesca che in assoluto amo di più, la pesca con il vivo in teleferica. Questa tecnica è in grado di regalare catture di ogni genere e di ogni peso: ricciole, lampughe, spigole, barracuda, pesci serra e lecce. Un paio d’ore prima dell’alba, arriviamo sul posto sotto una pioggia battente ma, essendo preparati a questa evenienza, in men che non si dica, montiamo un telo impermeabile che ci fornirà riparo ogni qualvolta ne avremo bisogno. Fortunatamente, al sorgere del sole, la pioggia diminuisce decisamente d’intensità e questo mi permette di dedicarmi immediatamente alla cattura di qualche aguglia da utilizzare come esca. I primi pesci che prendo sono occhiate che però utilizzo solo in casi di emergenza perché le ritengo meno adescanti delle aguglie, ho notato infatti, che in particolare le lecce mangiano molto di rado le occhiate prediligendo per l’appunto le aguglie e i cefali di taglia che però sono più difficili da reperire. Passa poco tempo e riesco ad innescare tutte le mie quattro canne con un po’ troppa facilità, infatti ho la netta sensazione che almeno per ora non stiano girando predatori nell’area. Così l’alba passa tranquilla senza catture e fino quasi ad ora di pranzo non si muove una foglia. Improvvisamente però in lontananza vedo una bellissima cacciata, centinaia di aguglie scappano formando quasi un “onda”. È il presagio che qualcosa sta per accadere. Non passano dieci minuti che sento il rumore che tutti noi pescatori desideriamo sentire ogni qualvolta che andiamo a pescare: la frizione. La canna si piega e non appena capisco che il pesce ha ingoiato l’esca, ferro deciso ed inizio il combattimento. Inizialmente non capisco di cosa si tratta, ma poi improvvisamente inizia a saltare in continuazione una stupenda lampuga. Il pesce con le sue veloci fughe e i continui salti mette a dura prova la mia attrezzatura, specialmente quando, giunto in prossimità di due scogli affioranti, tenta di abradere il filo su uno di questi. Per fortuna come finale sto utilizzando uno 0,50 rigorosamente fluorocarbon e questo mi permette dopo circa 15 minuti di portare questo magnifico pesce alla portata di Francesco che prontamente lo guadina. So benissimo che le lampughe sono animali gregari per eccellenza, per cui dopo la prima cattura, subito cerco di reinnescare la canna attualmente “disarmata” ma proprio mentre con la mia bombarda cerco di prendere del vivo, ecco che sento le urla di Francesco che mi avvertono di un altro pesce in canna!!! Subito mi precipito verso di lui per dargli assistenza ma, mentre passo vicino ad una delle due canne rimaste innescate, sento ancora una volta quel soave suono emesso dalla frizione del mio mulinello. Questa volta è un doppio strike. Non è mai facile gestire da soli questi pesci , soprattutto se ci troviamo a combatterli su rocce acuminate dove ogni passo falso può davvero essere pericoloso. La fortuna, però, è dalla nostra ed i due pesci prendono la stessa direzione, infatti ci troviamo a combatterli fianco a fianco e riusciamo a portarci dietro sia il raffio(indispensabile quando si tratta di pesci di mole) che il guadino. La prima lampuga che si arrende è quella allamata da me infatti, purtroppo per lei, ha deciso di mangiare ad una 170 gr armata con uno 0,60 . Velocizzate le operazioni, posso ora dedicarmi a dare supporto a Francesco che ha oramai concluso il combattimento, lasciando a me il compito di raffiare il pesce. Nelle due ore successive a questo emozionante momento, ci dedichiamo ancora alla cattura di esca viva e, per la nostra gioia, quando sono circa le 15:30, abbiamo di fatto le quattro canne pronte alla battaglia. La giornata è di quelle che oramai capitano di rado, difatti dopo poco ecco un altro doppio strike. Dopo salti, partenze e tanto divertimento, altre due lampughe vengono a casa con noi. Fatte queste due catture, prendiamo all’unanime la decisione di liberare tutto ciò che verrà a far visita alle nostre esche. Ormai il branco di lampughe è vittima del nostro gioco e, ogni volta, che li propiniamo un esca viva, partono regalandoci una giornata di quelle che difficilmente dimenticheremo. Ne prendiamo altre e tre e di queste, una si slama autonomamente, mentre le altre due le liberiamo con cura ridonando loro la libertà. Giunti alla fine di questa splendida giornata, soddisfattissimi, ringraziamo il mare che ancora una volta ci ha ripagato di tutti gli sforzi fatti per perseguire questa indomabile passione. Adesso non ci resta che rientrare alla base stanchi e sporchi, ma con delle immagini che resteranno a lungo impresse nella nostra mente.
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