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MINUTAGLIA DI PORTO
Quando d’inverno le burrasche ti tengono fermo a terra, un rimedio alla voglia di fare cestino può concretizzarsi con la vecchia e semplice peschetta della minutaglia in porto. Contrariamente da quanto si pensi, anche nella stagione fredda è possibile divertirsi in mare con pochissima attrezzatura e soprattutto a bassissimo costo. Utilizzando una canna fissa , una lenza leggera montata con un piccolo amo e al massimo un chilo di pastura da superficie, possiamo ritornare bambini pescando quelle specie che di solito non prendiamo in considerazione per la loro piccola taglia. Latterini, boghette, rovelli, occhiatine, cefaletti, salpette e quant’altro sono le catture più frequenti che si possono realizzare in inverno all’interno dei porti con lo scopo di realizzare un’ottima frittura. Si tratta di una tecnica molto divertente che possiamo eseguire stando seduti direttamente sulla banchina con le gambe a penzoloni sul mare oppure utilizzando uno sgabello o un piccolo paniere. La misura della canna è determinata dall’altezza del molo sull’acqua e in tutti i casi non superiore ai sette metri in quanto una misura superiore non ci permetterebbe di lanciare lenze dell’ordine del mezzo grammo. L’ideale sono le telescopiche fra i tre e i cinque metri che ci permettono di raggiungere il primo strato di acqua dove, con l’aiuto della pastura, riusciremo a raggruppare la minutaglia. La lenza da usare è molto semplice: una catenella di piombini fra il numero dieci e il sette a seconda della portata del galleggiante e, poco più sotto, un finale di lenza da quindici centimetri a cui legheremo su un nylon da 0.12 millimetri un amo fra il numero 18 e il 22 a seconda della grandezza e della tipologia delle catture che andremo ad effettuare. Vi sono porti in cui d’inverno vi è un’alta percentuale di latterini, ottima frittura invernale. In questo caso useremo una montatura extraleggera, con un amo molto piccolo e per esca la polpa di gambero. In opposto: boghette, occhiatine, rovelletti, cefaletti, si possono insidiare con lenze più sostenute utilizzando un piccolo pezzo di verme di mare o della mollica di pane. In ultimo la pastura. Oltre alle miscele commerciali facilmente acquistabili in qualsiasi negozio, si possono realizzare all’istante delle pasture miscelando con un po’ di pane grattugiato a del grana padano o altro formaggio in polvere.
Per i più sofistici una marcia in più è data dal gorgonzola sciolto in latte caldo che sostituirà l’acqua di bagnatura. Ricordiamoci di tenere ben liquida la pastura e di lanciarla in acqua con parsimonia in quanto si tratta di una miscela a base di pane e quindi molto nutriente per la minutaglia. L’azione della pastura si deve concentrare sul primissimo strato d’acqua e di norma, se le condizioni lo permettono, la pesca viene effettuata a vista controllando di persona la mangiata dell’esca da parte del pesce. Solo facendo scendere l’esca oltre il mezzo metro ci si potrà affidare all’azione del galleggiante che, come detto pocanzi, dovrà essere molto leggero e sensibile. Le mangiate sono diverse a seconda del tipo di pesce che andrà ad attaccare l’esca: la mangiata del latterino è la più difficile da vedere pescando in alto, in quanto il galleggiante difficilmente tende ad andare sotto, inclinandosi leggermente, mentre per i cefali e tutti gli altri pesci la mangiata è netta, addirittura violenta in alcuni casi. Il momento migliore per praticare questa pesca è nelle giornate soleggiate e in acque limpide, dove la pesca vista è più facile. Cefaletti e latterini sono velocissimi nell’ingoiare e nel rifiutare in pochissimi attimi l’esca e solo dopo un po’ di pratica troveremo il giusto ritmo che ci porterà nelo spazio di poco tempo a mettere insieme un’ottima frittura.
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