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PESCA IN MARE – FEEDER APPLICATO ALLA BOLOGNESE
Come ben sapete pratico tutte le tecniche di pesca in mare. La bolognese, insieme alla canna fissa, è stata il primo approccio con il mare e la pesca. Sulla bolognese si potrebbe scrivere più di un libro, ma oggi vi parlerò di una tecnica abbastanza semplice, ma che può regalare molte catture di taglia. Questo tipo di modifica alla montature classica della bolognese mi è stata insegnata da un mio amico, un grande amico, di quelli veri. Una persona che ritengo essere un grandissimo pescatore. Sa pescare in tutti i modi ed ha una creatività unica, oltre a saper risolvere situazioni dove il cappotto è dietro l angolo.
Con questa tecnica si utilizza una canna di lunghezza tra cinque e sette metri al massimo. Con queste misure si possono raggiungere profondità maggiori della lunghezza della canna grazie alla particolare modifica di cui vi parlo di seguito. Il tutto mantenendo il fascino del “tappo” che affonda sotto le onde.
Si mette il filo di seta o uno stoppino sulla lenza madre e dopo aver sondato il fondo si inserisce un galleggiante all’inglese da 6 o 8 grammi. In alternativa un classico galleggiante da bolognese modificato appositamente per assomigliare a quello da “inglese”. Al di sotto di esso non va la classica spallinata, ma un piccolo pasturatore scorrevole neutro al cui interno andrà inserito un piombo a sfera di 3/5 grammi. Stoppino salva nodo, girella e finale di 1.5 metri con annessa spallinata finale se richiesta.
Per quanto riguarda la dimensione del nylon da utilizzare : lenza madre con 016/018 mm, terminale da 014/016 mm. La scelta dell’amo varia invece a seconda della tipologia di esca che si sceglie. Misura del 12 se si opta per i vermi, la cozza oppure il granchio. Misura fino al 16 per la pesca con il bigattino. Potremmo definire questa tecnica di pesca in mare come feeder bolognese. In pratica si ha il fascino del galleggiante e la funzionalità del ledgering o feeder.
Una delle ultime pescate in questa maniera è avvenuta quando le temperature erano ancora abbastanza alte. Ve ne parlo ora per darvi modo di provarle in questa nuova stagione di pesca in mare che si appresta a ricominciare. In quell’occasione eravamo io e mio figlio Massimo, che già avete avuto modo di vedere in altre uscite di pesca. Da ore ormai non si vedeva nemmeno una tocca. La svolta è arrivata quando Massimo mi portò un piccolo granchio che decidemmo di sacrificare per una delle nostre canne.
Non passarono nemmeno trenta secondi che il tappo affondò immediatamente. Orata in canna sulla mia cinque metri ed un divertimento unico. Merito della cattura ovviamente di Massimo che mi ha portato l’esca e dell’amico Marco che mi ha esortato ad innescarlo. Questo per dimostrare quanto possa essere catturante questa particolare tecnica di pesca in mare. Naturalmente in questo caso a farci visita è stata un’orata, ma le catture sono molteplici. Dalla mormora al sarago, passando per il cefalo e la spigola. Il mare però regala continue sorprese visto che una notte della scorsa primavera l’amico Stefano ha catturato addirittura una Musdea.
Provare per credere!
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