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UNA GIORNATA DI PESCA A MOSCA
Sono le 19 circa quando mi arriva un messaggio che recita quanto segue : “domani io vado, sei con me?”. E’ Daniele, un mio caro amico letteralmente fissato per la pesca a mosca. Il mare è mosso, troppo per poter pensare di mettere in atto qualsiasi tecnica sia dalla barca che da terra, per cui non ci penso due volte e rispondo in maniera affermativa al sopracitato SMS. Oltretutto pescare con un buon amico che tra le altre cose ha una concezione della pesca molto simile alla mia, ovvero una pesca basata sulla praticità piuttosto che sulla sfilate di moda (cosa che nella PAM fanno in molti, anzi in troppi), è sempre un immenso piacere. La sera rispolvero la mia fida 10 piedi, costruisco qualche ninfa e la mattina seguente mi reco preciso all’appuntamento. Il tempo di un caffè e siamo in macchina. La giornata, sulla carta, è di quelle giuste per insidiare qualche big trout, il cielo infatti è coperto ma la temperatura non è affatto rigida come pensavamo. Arrivati a destinazione, “saltiamo” nei waders, leghiamo due ninfe di dimensioni generose visto il periodo e via nei meandri più remoti del fiume. Mille ricordi tornano prepotenti nella mia mente ascoltando la fredda acqua infrangersi inesorabile sugli stivali, il fruscìo della coda che volteggia e leggiadra si appoggia sulla superficie. D’altronde la pesca a mosca si sa, tra tutte le tecniche è probabilmente quella più “poetica” e il più delle volte, il solo lanciare e camminare lungo il corso del fiume, ci ripaga ampiamente di ogni sforzo profuso per essere lì, in quel preciso istante. Il primo spot che affrontiamo è una buca nascosta nella vegetazione che già in passato mi ha regalato catture di grossa taglia. Le prime passate sono infruttuose e solo dopo svariati lanci, un movimento improvviso della coda mi segnala l’abboccata. La prima fario della stagione è in canna e dopo un breve ma intenso combattimento, riesco a portarla dinanzi a Daniele che prontamente la guadina. Non è esattamente quello che stiamo cercando ma i colori di questa preda sono stupendi per cui, con la massima cura, la togliamo dal suo regno per una bella foto e dopo pochi secondi è nuovamente libera di raggiungere i suoi luoghi di caccia. Continuiamo ad insistere nello spot scelto ma nulla, così dopo una buona mezz’ora passata in quel tratto di fiume, Daniele mi convince che è meglio cambiare zona per dare una svolta (la prima) alla giornata. L’intuizione del mio compagno di pesca è giusta, infatti dopo pochi lanci, la sua canna si piega paurosamente. E’ l’inequivocabile segnale che a qualcosa di davvero grosso è piaciuta una delle due esche artificiali. Daniele gestisce la preda in maniera magistrale, limitando, per quanto possibile, le sue continue e violente fughe. Dopo diversi minuti, dinanzi ai miei occhi si presenta una meraviglia della natura, un pesce che ad occhio supera decisamente i due chilogrammi di peso, difatti ho non poche difficoltà a farla entrare nel guadino. Le immagini che seguono quest’articolo parlano da sole. L’emozione negli occhi del mio bravo amico traspare copiosa. Emozione che aumenta quando la big trout, dopo una breve riossigenazione, torna libera nel suo habitat. I minuti successivi alla sorprendente cattura passano veloci, catturo un’altra bellissima trota ma poi niente più. Proviamo così a dare una seconda svolta alla giornata che già è da ricordare per quanto regalatoci fino ad ora. La scelta di cambiare nuovamente spot sembra non premiarci questa volta, percorriamo centinaia di metri di fiume prendendo solamente qualche piccola trota. Tuttavia non ci arrendiamo e all’ennesima buca ci capita una cosa stupenda. Una grossa trota, un “salmone” come direbbe Daniele, sale a mangiare qualcosa sotto il pelo dell’acqua. Vediamo benissimo i suoi colori, la sua magnificenza, restiamo così ammutoliti dinanzi a tale bellezza che quasi ci passa la voglia di provare a catturarla. Ma in fondo si sa, siamo pescatori e dopo poco l’istinto prevale sul senso di ammirazione. Primo lancio niente, secondo lancio niente, terzo lancio… SBAM!!! La regina sale come un fulmine sulla mia mosca e parte con una violenza inaudita. La mia attrezzatura, purtroppo, non può nulla nonostante stessi pescando con un generoso 0,20 di terminale. Rimaniamo a bocca asciutta ma con un’immagine che difficilmente cancelleremo dai nostri occhi, un’immagine di quelle che da pescatore ti segnano, di quelle che ti fanno rendere conto di quanto sei fortunato a poter ammirare lo spettacolo della natura in tutta la sua sontuosità. Nella pesca come nella vita, in ogni momento può succedere quello che non ti aspetti e infatti dopo centinaia di metri prendendo poco o nulla e dopo aver perso il mostro sopracitato, incredibilmente nella stessa buca, rinominata dopo questo episodio “la buca dei salmoni”, ferriamo ben 5 pesci riuscendone a catturare solamente due entrambi oltre il chilogrammo di peso con dei colori meravigliosi ed una forza incredibile tanto che ci costringono ad inseguirli per un lungo tratto di fiume. Dopo quanto accaduto, decidiamo che per oggi il fiume ci ha regalato fin troppo per cui optiamo per il ritorno. Durante il viaggio che ci riporta a casa, nelle nostre menti, è una continua rassegna di immagini e sensazioni che solo una giornata così può regalare. Una giornata passata a condividere con un buon amico la nostra più grande passione, la pesca.
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