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PESCA A MOSCA ALLA CARPA – VOLUME 2
Nel precedente articolo riguardante le carpe a mosca abbiamo parlato di come insidiare questi pesci utilizzando la pastura come richiamo per diverse situazioni. Questa volta parleremo di come avere un approccio più naturale nei confronti di questi pesci utilizzando i classici metodi di avvicinamento. Il concetto è quello di ricerca e caccia della nostra preda, quindi, le situazioni che ci troveremo ad affrontare saranno ben più complicate.
Parliamo subito dell’attrezzatura, come già accennato nello scorso articolo ci troveremo davanti dei pesci molto forti e dalla mole importante quindi l’attrezzatura dovrà tener testa all’avversario. Andremo ad usare quindi canne dalla coda #6 in su e finali tra lo 0.20 e 0.30 mm. Ma quando si pesca senza pastura abbiamo dei fattori molto importanti come la presentazione o pesci particolarmente smaliziati, che in alcuni casi ci costringeranno all’utilizzo di attrezzatura più leggera e finali molto più sottili del normale. Questa diventa una vera e propria sfida tra il pesce ed il pescatore, tutto dipende da dove decidiamo di pescare.
Grande importanza va data anche ad un ampio guadino e nel caso volessimo selezionare pesci più grossi sarebbe consigliabile un materassino facilmente trasportabile con uno zainetto o un monospalla. Questi pesci sono ben distribuiti in tutta Italia fra laghi, fiumi, piccole rogge e canali cittadini. In questi ultimi due il pescatore a mosca trova generalmente la sua miglior espressione.
Il momento migliore per ingannare la carpa è sicuramente quando si trova in tailing, intenta a grufolare sul fondo con la coda alzata. Questo è anche il momento in cui sono meno sospettose. Per far si che la carpa si accorga della nostra imitazione, dovremo presentare la nostra mosca in stazionamento nel suo campo visivo, che normalmente è di circa 30 cm davanti a se. Ovviamente ci saranno da valutare la velocità della corrente, la profondità e molte altre varianti per riuscire a tenere in pesca correttamente l’esca.
Come mosche possiamo scegliere di usare quello che più ci aggrada tra ninfe classiche, ovetti, san juan, streamer o tante altre imitazioni. L’importante è riuscire a presentare correttamente l’artificiale senza che il pesce si accorga della nostra presenza.
Nell’acqua trasparente dovremo fare molta attenzione a non farci vedere. La presentazione ci risulterà meno complicata, dato che possiamo vedere in che modo si trova il pesce e valutare il posizionamento della mosca nel modo più naturale possibile. Quando le acque sono più torbide e non possiamo vedere il fondo, dovremo individuare i pesci tramite delle bolle in superficie o in caso di acqua bassa, vedere il turbinio creato dalla pinna caudale. In questi casi l’avvicinamento ci risulterà più facile ma la presentazione sarà più complessa in quanto non sappiamo con certezza la posizione del pesce.
Per quanto riguarda l’abboccata il più delle volte è difficile da percepire, ma ci sono anche delle volte dove il pesce parte restando auto ferrato. Ci sono dei momenti che la carpa resta molto attenta a quello che si alza con la polvere del fondale mentre grufola, dato che qualche piccolo organismo nascosto sul fondo cercherà di scappare. Quindi quando finiamo la passata sul fondo e ci troviamo più pesci vicini, invece di estrarre subito la mosca dall’acqua per rilanciare, possiamo far risalire la nostra imitazione dal fondo con leggeri colpetti. Questo potrebbe far staccare la carpa dal fondo e venire a predare l’artificiale.
Ci saranno anche dei momenti dove troveremo le carpe cibarsi a mezz’acqua. In questo caso le imitazioni dovranno essere spiombate con un affondamento molto lento, in grado di fluttuare il più possibile. In questa situazione l’approccio più naturale è quello di utilizzare le sommerse o delle ninfe spiombate. Recuperate lentamente in base alla profondità che si trova il pesce, o portate davanti ad esso con la corrente. Quest’ultima azione viene spesso semplificata con l’utilizzo dello strike indicator.
Nel caso le nostre amiche non siano particolarmente interessate alle sommerse possiamo utilizzare mosche di fantasia dai colori più sgargianti. Colori che spesso invogliano il pesce a mangiare anche se solo per pura curiosità. Per quanto riguarda la pesca a secca nulla di nuovo. Le carpe bollano a galla come tanti altri pesci, anche se per brevi periodi. Dovremo quindi sfruttare questi momenti al meglio. Un tiro preciso abbinata ad un’imitazione adatta al momento sono la base per uno strike!
Questi sono gli aspetti più classici di questa tecnica, senza fattori particolarmente complicati che potremmo aggiungere con l’esperienza. La pesca della carpa in ambiente selvatico non è semplice e non da nulla per scontato ma può regalare forti emozioni e grandi soddisfazioni.
Michele Gobetti
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