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NUOVE CATTURE DI BARBI
Il trillo della sveglia mi butta giù dal letto ma la prima cosa che faccio è prendermela con comodo almeno per una volta, preparo il caffè ed un panino, mi infilo nel gibernaggio da pesca e con l’ alba che si alza mi appresto a salire in auto. Per il fine settimana le previsioni meteo avevano fatto presagire bene lo svolgersi delle giornate, se tutto fosse andato secondo i calcoli oltre alle temperature miti sarei riuscito finalmente ad incappare anche in qualche raggio di sole che, soprattutto dopo l’ ultimo umidissimo week end sicuramente sarebbe stato gradito. Guido fino al luogo di pesca ripassando l’ attrezzatura e le montature ed in un batter d’occhio ho già parcheggiato. C’è già chiarore in cielo, le giornate si stanno allungando con l’ arrivo della primavera così mi appresto a posizionare le canne e scegliere i pasturatori in base alle condizioni dell’ acqua e della corrente. La scelta ricade su attrezzature potenti per contrastare i vortici d’ acqua, la canna che utilizzo è da me soprannominata “Balin” come il nano guerriero delle fantasie di J.R.R. Tolkien, canna corta ma potente con profondi solchi delle battaglie passate. Ai primi lanci faccio alzare qualche airone in volo ma dopo una buona mezz’ ora nemmeno segno di una toccata. Decido quindi di coprire un punto che non stavo sondando, lancio l’esca formata da bigattini e da due mosche intontite dal freddo e catturate nel retino rischiando l’ incaglio in prossimità di una formazione di rocce che sembra ottima per fungere da nascondiglio ed aspetto che succeda qualcosa. Dopo una decina di minuti la punta della canna incomincia a vibrare, mi avvicino ma non succede nulla. Aspetto qualche istante per capire cosa stia accadendo e mentre scruto il cimino un’ altra vibrazione questa volta inconfondibile mi fa gettare sulla canna ferrando istintivamente. La fuga mi obbliga ad inclinare la canna verso il basso ed appena apro la frizione la bobina inizia a girare senza più fermarsi. Dopo alcuni metri recuperati da me e diversi strattoni potenti da parte del mio avversario capisco che devo adottare una tecnica diversa, è un pesce energico e si da alla fuga con diversi movimenti a zig-zag, utilizzo quindi l’ anti reverse del mulinello che mi permette di recuperare e dare spazio al pesce solo muovendo la manovella del mulinello avanti od indietro. In questo modo riesco a dargli filo da torcere ma ancora non ho visto di che specie si tratta. Certamente è forte punta il fondo con scatti fulminei ed imprevisti rischiando di rompere tutto se mi trova impreparato. Ad ogni partenza una scia turbolenta di bollicine risale dal fondale. Finalmente dopo alcuni minuti affiora in superficie, la pinna dorsale inconfondibile mi fa capire subito che è un barbo esagerato!
La potente pinna caudale che gli permette le veloci accelerazioni durante i combattimenti. Basta guardarla confrontata alla mia mano per capirne la grandezza. Vera e propria ingegneria della natura. Al momento di guadinarlo mi accorgo che fa fatica ad entrare nel retino ma dopo qualche tentativo lo porto a terra. Magnifico! Solo qualche giorno prima i miei pensieri erano rivolti al fatto che quest’ inverno non ero riuscito a catturare nessun esemplare della famiglia barbus nemmeno di modeste dimensioni e, confrontandomi con gli anni passati la questione non tornava. Naturalmente il servizio fotografico è d’ obbligo per documentare la lieta cattura. L’anno del signore 2015 non poteva aprirsi meglio per quanto riguarda la caccia al barbo, l’ anno passato il grande fiume in un’ afosa giornata estiva mi aveva regalato una cattura record di un grande esemplare ma questo enorme barbo è per me un vero colpo da capogiro. Dopo questa cattura qualche altro pesce arriva a guadino ed anche se di taglia di certo viene eclissato da questa belva d’acqua dolce che mi ha dato filo da torcere.
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