Anche quest’anno in ritardo la frega dei coregoni, temperature dell’acqua del lago troppo alte ed è stato chiesto dalla Comunità del Garda e dai pescatori una proroga al divieto di pesca.
Come ormai accade da alcuni anni, a causa dell’innalzamento della temperatura media delle acque del lago di Garda, anche quest’anno si sta assistendo ad un ritardo nella deposizione delle uova di Coregone nelle zone di frega degli arenili lacustri, un fatto che preoccupa i pescatori che nei giorni scorsi hanno inviato una richiesta alla Comunità del Garda coordinatore del Tavolo di Lavoro Interregionale “Pesca — lttiofauna – Habitat”, in rappresentanza di tutti i portatori di interesse del Lago di Garda, chiedendo di farsi promotrice della loro richiesta, sollecitata e concordata dalle più importanti sigle di pescatori sportivi come U.P.S.d.G. e U.P.BS., per richiedere agli assessorati competenti di Veneto, Lombardia e Trentino, una proroga al divieto di pesca del coregone.
Una richiesta questa che di fatto vuole salvaguardare il naturale mantenimento di una specie che, seppur al centro ultimamente di una controversia legata alle recenti disposizioni ministeriali e della gestione degli alloctoni, rappresenta per i pescatori professionisti e ricreativi ancora una risorsa di primaria importanza.
Nella richiesta si ribadisce che fino a che non sarà stato effettuato Io studio della biomassa ittica gardesana e non si saranno valutate scientificamente le reali criticità legate alla presenza dei coregoni e della loro possibile competizione alimentare con le specie autoctone, si chiede che la naturale frega e la tutela sia assicurata come protezione in questo delicato momento e considerata favorevolmente la proposta inviata agli enti competenti, i quali intervengano immediatamente attraverso l’attuazione di uno spostamento temporale prorogando il “fermo pesca” oltre la data del 15 gennaio.
Se si permetterà a pescatori dilettanti e professionisti di iniziare la pesca il 15 gennaio -viene ribadito- andremo ad interferire inevitabilmente con la riproduzione naturale iniziata anche quest’anno solo da pochi giorni, vanificando anche gli sforzi attuati negli anni precedenti, attività indirizzate a mantenerne una popolazione stabile, che allo stato attuale è ancor più aggravata dal fermo produzione del coregone dovuta alla mancata autorizzazione ministeriale a produrre questa specie nell’incubatoio ittico regionale di Desenzano.
Siamo fiduciosi, si conclude nel comunicato, che i tecnici e gli assessori regionali competenti, attuino questo provvedimento di tutela nell’immediato, come del resto già era stato approvato negli scorsi anni.