Alborella. Forse una delle due specie ittiche che la generazione dei pescatori nati entro la prima metà degli 90′ ha catturato per la prima volta, insieme al persico sole. Un pesce abbondante in tutte le acque italiane ed in particolare nei grandi laghi prealpini. Dal Lago Maggiore al Lago di Garda, passando per Ceresio e Lario, era una vera e propria costante. Talmente abbondante al punto che non si pensava potesse mai scomparire. Ed invece, è accaduto proprio quello che molti non speravano.
I motivi? Molteplici e per lo più imputabile alla mano umana piuttosto che a cause naturali. Il siluro ed il cormorano questa volta hanno molte meno colpe di altre situazioni. Nei laghi in particolare, la pesca con le reti ha creato un danno enorme alle popolazioni di alborella, decimandoli in maniera importante. Aggiungiamoci poi l’arrivo di specie esotiche, come nel caso di Verbano, Ceresio e Lario, che hanno pian piano sostituito l’alborella.
L’Aola nel Benaco
Nel Lago di Garda, l’alborella o “Aola” in dialetto bresciano, era un vero e proprio simbolo. Pescatori ed agonisti se le ricordano insieme al triotto, altra specie praticamente scomparsa, non solo lungo le sponde del lago ma anche del Mincio. Due specie praticamente andate perse a partire dagli anni 2000. Ma almeno per l’alborella, forse c’è una speranza.
Diga di Valvestino
La speranza si chiama Diga di Valvestino. Un piccolo specchio lacustre creato artificialmente, situato tra le montagne bresciane tra il Lago di Garda ed il Lago d’Idro. Altezza sul livello del mare: oltre 500 metri.
In questo bacino è presente una nutrita popolazione di aole, del ceppo che popolava il Lago di Garda oltre vent’anni fa. Su come ci siano arrivate, le idee sono diverse. Si potrebbe pensare che abbiano risalito in passato il torrente dal “Garda” e che poi siano rimaste nel lago al momento della creazione della diga. Un’altra ipotesi è un rilascio da parte dei pescasportivi, dopo averle catturate nel lago più grande d’Italia. Con il passare degli anni, senza una massiccia presenza dei predatori, la popolazione ha iniziato ad aumentare sempre di più, fino a risultare ad oggi ben nutrita. Sono infatti diverse le segnalazioni di grossi e numerosi branchi di alborelle nel lago.
Ed ora?
L’obiettivo è cercare di proteggere questa alborella autoctona nel miglior modo possibile. E’ già qualcosa di importante il divieto di pesca dell’alborella, ma è sempre bene continuare i controlli. Chissà se in futuro la popolazione sarà talmente alta nella diga, che si potrà pensare di riportarla pian piano nel Lago di Garda. Operazione certamente non facile poichè sono diversi i fattori da considerare, in primis il possibile differente PH delle acque. L’alborella è una specie ittica molto sensibili ai cambiamenti. Ma per ora lasciamole dove sono. E’ già bello sapere che si è salvata, al momento, la specie autoctona del Lago di Garda.
Fonte – BRESCIAOGGI