Spinning – Passione Cheppia sul Tevere

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ALLA RICERCA DELLA CHEPPIA A SPINNING

Uno dei pesci che affascinano più di tutte le altre specie gli amanti della pesca a spinning è sicuramente la cheppia. Un pesce che non si pesca tutti i mesi dell’anno e che richiede degli appuntamenti precisi durante l’annata se la si vuole prendere. Spesso può addirittura capitare che in alcuni anni non si riesca nemmeno a pescarle. Infatti la “Alosa fallax” non è un pesce come l’aspio, la trota, il lucioperca o il black bass che si può insidiare tutti i giorni o in determinate stagioni. La cheppia è un pesce che vive per la maggior parte in mare ed in sole quindici – trenta giorni dell’anno tende a risalire i fiumi per il periodo riproduttivo. Un po’ lo stesso comportamento del salmone, con la differenza che tende a risalire per chilometri e chilometri i fiumi, nutrendosi ovviamente di piccoli pesciolini oppure di schiuse di insetti in superficie. Una volta effettuata la deposizione delle uova la cheppia scende nuovamente il fiume tornando in mare aperto. Non è raro trovarle al Nord Italia fino ad Isola Serafini ed addirittura esistono leggende metropolitane, con tanto di foto, di cheppie catturate a Locarno, sulla sponda svizzera del Lago Maggiore alcuni decenni fa, quando non esistevano le varie dighe su Po e Ticino. Anche al centro Italia la cheppia è un pesce che si può trovare nelle zone di foce come in Magra, Tevere e Volturno. Personalmente decido di insidiare questo splendido predatore con una canna light di casting 2 – 7 grammi ad azione fast, tale da contrastare la corrente del biondo Tevere, teatro della pescata annuale alle cheppie. C’è da ricordare che questo pesce attacca molto voracemente le esche, mettendo a dura prova la reattività del pescatore. E’ molto importante essere ben pronti al possibile attacco durante il recupero molto veloce dell’artificiale. Io in questo caso sono stato abbastanza light anche in termini di mulinello, avendo utilizzato un mulinello 1000 imbobinato con una treccia da sei libbre e 0.18 di fluorocarbon in finale. La bellezza di questo pesce sta nel fatto che si può insidiare sia a top water, sia sul fondo. Quindi viaggia e staziona su tutte le batimetrie, un po’ come fanno spigola e black bass. La botta in canna, come già anticipato, è fortissima ed il combattimento è deliziato da continui salti fuori dall’acqua. Ho notato che una preferenza delle cheppie è di stare in caccia nella striscia di acqua morta, a ridosso del correntone. La cosa importante è riuscire a capire l’altezza in cui stazionano i branchi visto che le cheppie tendono a risalire la corrente assieme e difficilmente solitarie. Le esche da utilizzare sono svariate; dalle piccole gomme con testine da 2-3-4 grammi fino ai rotanti e gli ondulanti. Questi ultimi possono essere di dimensione da 8 a 12 grammi a seconda della corrente che ci si trova davanti, oppure come nel mio caso sul Tevere anche i classici spoon da Area Trout, piccoli minnow affondanti o galleggianti, fino ad artificiali più grandi da 10 centimetri circa. La pesca della cheppia almeno una volta è da provare, perchè la sola cattura di uno o due pesci può regalare momenti indimenticabili. Certamente bisogna mettere in conto che su almeno cinque uscite è possibile portare a casa dei cappotti per tre o quattro volte. E’ molto importante riuscire a trovare il momento giusto di risalita e l’orario in cui decidono di mangiare. Gli orari di norma sono i soliti, ovvero la mattina presto all’alba o la sera al tramonto. In alcuni, rari, casi si possono insidiare anche nel pomeriggio con il sole alto quando si vedono bollare a galla. Non è il mio caso, ma la cheppia è un pesce molto ambito anche dai moschisti che non vedono l’ora che risalga i fiumi per poterle insidiare sia a secca che a ninfa, naturalmente a seconda delle condizioni del fiume.

Per Fishingmania – Raffaello Fortini

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