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SUGARELLI IN BOMBARDA CON HART FISHING E DREAM FISH
Che differenza c’è tra la pesca in mare da riva in Liguria e quella nella costa francese mediterranea? E’ molto semplice, la quantità maggiore di pesce che si può insidiare. Ci si potrebbe chiedere che differenza ci sarà mai, visto che il mare è lo stesso e la tipologia di costa è pressochè identica. Tutto vero. All’incirca fino all’abitato di Tolone la scogliera è la caratteristica morfologica predominante, con rare location in cui a predominare sono le spiagge di sabbia. In tutta l’area francese della Costa Azzurra la pesca da riva è facilmente praticabile senza bisogno di particolari permessi, come avviene in Italia d’altronde. L’unica differenza, come già detto, è una maggiore quantità di specie ittiche con diverse tecniche: dalla semplicissima canna fissa al surfcasting o beach ledgering, fino alla pesca a spinning. Tutto ciò è dettato dal fatto che per i pescatori di professione è assolutamente vietato stendere le proprie reti davanti alle spiagge ed ai semplici pescatori con la canna di pescare al di sotto dei 200 metri di distanza. Quest’ultimo è un limite presente anche nei nostri mari, ma diversamente dai francesi i pescatori di professione italiani hanno la cattiva abitudine di posizionare i propri palamiti o reti immediatamente dopo le boe di limite, impedendo di fatto l’avvicinamento dei pesci nel sottocosta. Ecco perché nel periodo estivo è estremamente difficile riuscire a fare delle catture di allitterati da riva. Le uniche specie ittiche facilmente insidiabili sono quelle che viaggiano sul pelo della superficie come aguglie e leccie stella.
Come avete avuto modo di leggere negli ultimi articoli di spinning, ci siamo spostati molto sull’ambiente marino, arricchendo la nostra attrezzatura di diverse tipologie di artificiali. Questa volta però, niente palamite prese con esche lipless o inchiku od ancora metal jig targati Hart Fishing. Considerata l’alta presenza di enormi banchi di acciughe, presenti nel sottoriva anche grazie alla temperatura ancora fredda dell’acqua che garantisce una risalita di plancton, nutriente essenziale per il pesce azzurro, si sono avvicinati i branchi di allitterati nel sottoriva. Le acciughe presenti in dimensioni non oltre i tre – quattro centimetri hanno di fatto eliminato la possibilità di utilizzare gli artificiali adoperati nelle sessioni in Liguria nei mesi tra gennaio ed aprile. Diversamente da quanto ci avevano ventilato, poi, i tanti predatori come pesci serra e barracuda presenti vicino alle scogliere ed ai porti di Saint Raphael e Frejus non si sono fatti vedere. Vedendo però una presenza di mangianze al largo della costa, attorno ai 3-400 metri, abbiamo pensato di cambiare completamente tattica trasformando le nostre canne da spinning, in canne da spinning con bombarda. Memori delle passate esperienze ci siamo attrezzati con misure lunghe, da 270 e 300 centimetri, capaci di lanciare grammature importanti fino ad 80 grammi ma allo stesso tempo molto sensibili in vetta per avere una migliore percezione della mangiata. Gli allitterati infatti sono pesci che tendono a dare diverse botte all’esca prima di portarla via. La loro conformazione presenta un corpo allungato specialmente nella parte posteriore ed utilizzano la coda, dotata di piccole squame simili a carta vetrata, per uccidere la propria preda. Per questo motivo è consigliabile non afferrare alla prima, ma rallentare il recupero ed aspettare che la canna si pieghi da sola, segno che il pesce è allamato. Nella nostra trasferta francese abbiamo avuto la fortuna di trovare prima degli sporadici sugarelli ed una sera riuscire a lanciare per una ventina di minuti in una ampia mangianza di sugarelli di taglia importante fino a circa 600 – 700 grammi. Abbiamo parlato di come recuperare l’esca ed effettuare l’afferrata, ma non abbiamo citato alcuna esca. L’unica esca valida in queste condizioni è il raglù, un piccolo pesciolino siliconico, nelle colorazioni trasparente, rosato e bianco – azzurro. Ovviamente per l’occasione abbiamo riutilizzato i pesciolini che già ci avevano regalato soddisfazione, come i Power Fish da 46 millimetri targati Hart Fishing. Ma un’esca così piccola non è possibile lanciarla senza avere un peso adeguato. Ecco allora che la montatura ha previsto l’utilizzo di una bombarda sulla lenza madre ed al di sotto della girella un terminale in fluorocarbon da 0.26 millimetri del Maxximus, prodotto molto valido dal rapporto qualità/prezzo a dir poco imbattibile dell’azienda svedese Fladen Fishing. Come amo si può variare tra diverse dimensioni a seconda della selezione che si vuole effettuare. Utilizzando un amo del 10 con occhiello è possibile portare a riva anche esemplari da 150 grammi, mentre passando direttamente a misure del n.6 e n.4 si riesce a fare un po’ più di selezione della taglia (se presenti pesci da almeno mezzo chilo nella mangianza ovviamente). Per quanto riguarda le bombarde, anche in questo caso si può variare su un paio di opzioni: Bombarda galleggiante e Bombarda Affondante, entrambe targate Dream Fish, le migliori in questo ambito. Con la Bombarda Galleggiante da 30 e 40 grammi è possibile pescare sotto il pelo della superficie ed insidiare sugarelli anche di piccola taglia. Passando ad una bombarda con un minimo di affondabilità, come la Bombarda Affondante Bax 5% o Bombarda Affondante 20% , è possibile portare l’esca ad uno/due metri di profondità dove è più facile trovare sugarelli di taglia maggiore oppure palamite od ancora sgombretti.
Quindi, quando le esche artificiali non sono abbastanza per salvare il cappotto, è sempre opportuno avere a disposizione una valida alternativa come le bombarde e piccoli pesci siliconici, assieme a mulinelli imbobinati con del filo trecciato da 0.20 millimetri almeno per una migliore sensibilità alla mangiata. In questo modo il cappotto è quasi sempre scongiurato.
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